Osservatorio Russia
  • Accedi
  • Registrati
  • Aree
    • Russia
    • Paesi Baltici
    • Bielorussia
    • Ucraina e Moldova
    • Caucaso
    • Asia Centrale
  • Temi
    • Geopolitica
    • Politica e Istituzioni
    • Difesa e Cyber
    • Economia
    • Energia e Ambiente
    • Società e Cultura
    • Diritto e Diritti
    • Storia e Religione
  • Rubriche
    • Recensioni
    • Dietro lo specchio
    • Smolensk
    • L’Orso Polare
    • Le tavole dell’Osservatorio
  • L’Osservatorio
  • Pubblicazioni
sostienici
No Result
Visualizza tutti i risultati
Osservatorio Russia
  • Aree
    • Russia
    • Paesi Baltici
    • Bielorussia
    • Ucraina e Moldova
    • Caucaso
    • Asia Centrale
  • Temi
    • Geopolitica
    • Politica e Istituzioni
    • Difesa e Cyber
    • Economia
    • Energia e Ambiente
    • Società e Cultura
    • Diritto e Diritti
    • Storia e Religione
  • Rubriche
    • Recensioni
    • Dietro lo specchio
    • Smolensk
    • L’Orso Polare
    • Le tavole dell’Osservatorio
  • L’Osservatorio
  • Pubblicazioni
No Result
Visualizza tutti i risultati
Osservatorio Russia
No Result
Visualizza tutti i risultati
Home Politica e Istituzioni

Slava Moldavsky, Gloria alla Moldova (parte I)

di Redazione
6 Ottobre 2025
in Politica e Istituzioni, Ucraina e Moldova
Tempo di lettura: 9 mins read
Slava Moldavsky, Gloria alla Moldova (parte I)

La netta affermazione del partito di Maia Sandu non lascia dubbi sul percorso che la piccola ex repubblica sovietica affronterà nei prossimi anni. Restano tuttavia le perplessità sui mezzi usati per ottenere il successo elettorale, così come sui nodi geopolitici che andranno affrontati prima di un’eventuale adesione all’UE. Dalla nostra inviata a Chișinău Roberta Văduva.

I russi non raggiungeranno Odessa attraverso la Moldova, almeno stando alle parole di  Maia Sandu, che in una recente intervista a un popolare podcast si è autodefinita una donna “piccola, ma forte”[1]. L’invasione russa resta per ora sospesa, e l’Ucraina è l’attore che beneficia maggiormente di questa situazione. La Moldova, invece, guarda a Bruxelles: l’obiettivo dichiarato è l’adesione all’Unione Europea entro il 2029, a fine legislatura. La “terra promessa” (l’UE) è diventata il cavallo di battaglia della presidente e del suo partito, un messaggio che parla soprattutto ai giovani, desiderosi di un futuro diverso, e alla diaspora già inserita nei Paesi dell’Unione.

Ma la vera protagonista di queste elezioni non è stata l’Europa: è stata la paura. Più che un confronto democratico, il voto si è trasformato in un gigantesco esperimento di psicologia collettiva. Interferenze russe tramite finanziamenti occulti all’opposizione, partiti esclusi dalla corsa elettorale alla vigilia delle urne[2], lo spauracchio dei droni russi sui cieli di Polonia e Romania – e poco importa se la Polonia[3] ha ammesso che si è trattato di un proprio errore e ancora di meno se la Romania ospita la base aerea Mihail Kogălniceanu, principale installazione NATO sul fronte orientale. Il Cremlino commetterebbe un errore tale?

In questo clima teso si è votato, e Sandu ha ribadito che non si trattava di scegliere tra un partito o l’altro, ma «Rezultatul alegerilor… nu e victoria unui partid, dar e victoria țării. Votul de ieri e un mandat puternic pentru aderarea la UE» («Il risultato delle elezioni non è la vittoria di un partito, ma la vittoria del Paese. Il voto di ieri è un mandato forte per l’adesione all’UE»).[4] Un messaggio capace di mobilitare l’elettorato filo-occidentale, ma che lascia dietro di sé una domanda scomoda: quanto può reggere una democrazia quando il consenso si costruisce più sulla paura del nemico che sulla forza delle idee?

Le elezioni parlamentari tenutesi domenica 28 settembre in Moldova si sono concluse con una netta affermazione del Partito Azione e Solidarietà. Con il 55% dei seggi conquistati, il PAS consolida la propria maggioranza parlamentare e rafforza la sua linea filo-europea, mentre l’opposizione filo-russa denuncia esclusioni arbitrarie e squilibri nella competizione elettorale.

Secondo i dati ufficiali diffusi dalla Commissione Elettorale Centrale – di cui 6 membri su 9 appartengono al partito vincitore – il PAS ha ottenuto 55 dei 101 seggi disponibili, superando la soglia necessaria per governare da solo. Il principale blocco d’opposizione, il Blocco Elettorale Patriottico (BEP), guidato dall’ex presidente Igor Dodon, ha ottenuto circa 28 seggi, mentre altri partiti minori si sono spartiti i restanti.

L’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ha monitorato il processo elettorale, rilevando complessivamente il rispetto degli standard democratici, pur segnalando criticità legate alla disinformazione, all’accesso ineguale ai media e alla trasparenza nel finanziamento dei partiti.

Due formazioni filo-russe, Inima Moldovei (Il cuore della Moldova) e Moldova Mare (La Grande Moldova), sono state escluse dalla competizione a seguito di decisioni giudiziarie legate a presunti finanziamenti illeciti provenienti, ovviamente, dal Cremlino. La mossa, accolta con favore dal governo, è stata criticata da osservatori internazionali e dalle stesse forze escluse, che parlano di repressione politica.

L’ambiguità del sostegno europeo

L’Unione Europea ha svolto un ruolo cruciale e multidimensionale nelle elezioni parlamentari moldave del 2025, non solo come partner istituzionale ma anche come presenza simbolica e politica attiva. Oltre al supporto tecnico e finanziario offerto alle autorità elettorali per rafforzare la trasparenza, la sicurezza informatica e la lotta alla disinformazione, nelle settimane che hanno preceduto il voto l’UE ha rafforzato il proprio impegno anche sul piano simbolico e diplomatico.

A ridosso della campagna elettorale, diversi leader europei si sono recati a Chisinau[5] per incontrare la presidente Maia Sandu e partecipare a eventi pubblici promossi dalla società civile e da organizzazioni giovanili. Tra questi, non possiamo non ricordare il presidente francese Emmanuel Macron che ha tenuto un discorso pubblico in piazza Marii Adunări Naționale, parlando in lingua rumena davanti a migliaia di cittadini. Il gesto, accolto con entusiasmo dai presenti, è stato letto come una dimostrazione di vicinanza culturale e politica tra la Moldova e l’Europa occidentale. Macron ha sottolineato l’importanza della scelta europea come «investimento nella libertà, nella dignità e nella pace».[6]

Altri rappresentanti europei, tra cui esponenti del Parlamento europeo e della Commissione, hanno partecipato a festival culturali, forum su diritti e democrazia e iniziative pro-europee, contribuendo a consolidare il clima favorevole all’integrazione. Il messaggio veicolato è stato chiaro: la Moldova non è sola nel suo cammino verso l’Europa. Tuttavia, la forte esposizione pubblica dei rappresentanti UE non è passata inosservata. Alcune forze d’opposizione e analisti locali hanno sollevato dubbi sull’opportunità di un coinvolgimento così visibile, in prossimità della data del voto, temendo che potesse rafforzare indebitamente il consenso verso il partito di governo.

Questo è stato un elemento rilevante nel dibattito pre-elettorale. Su alcuni canali Telegram[7] vicini a posizioni critiche verso l’establishment sono circolate accuse non verificate secondo cui il PAS avrebbe ricevuto 2,6 milioni di euro da fonti europee per finanziare la campagna, in particolare per promuovere lo slogan “Nu te juca cu votul că vei pierde totul” (“Non giocare con il voto perché perderai tutto”); iniziativa, quest’ultima, lanciata dall’Ispettorato di Polizia Generale (IGP).[8]  La campagna mediatica è stata veicolata anche da influencer e cantanti molto seguiti dai giovani, che hanno pubblicato video virali sui propri canali social, successivamente condivisi anche dalla presidente Maia Sandu, con l’obiettivo di stimolare la partecipazione elettorale. La giornalista Natalia Morari, nota per la sua indipendenza ma anche per l’influenza sul dibattito pubblico, ha contribuito a rilanciare queste informazioni, alimentando discussioni sull’eventuale ruolo di influenze esterne nella comunicazione politica.

Tuttavia, dalle fonti ufficiali emerge che Bruxelles ha effettivamente stanziato 2,3 milioni di euro attraverso l’UNDP per il progetto “Resilient Democracy through Anti-Corruption”[9], finalizzato a rafforzare la capacità istituzionale della Moldova nel prevenire corruzione e finanziamenti illeciti in contesto elettorale, senza alcun collegamento diretto con partiti o campagne. Parallelamente, il più ampio strumento europeo di assistenza alla Moldova – circa 1,9 miliardi di euro per il triennio 2025-2027[10] – è destinato a riforme strutturali e crescita economica. L’Unione Europea, da parte sua, ha ribadito più volte di limitarsi a fornire assistenza tecnica e logistica alle istituzioni moldave, nel pieno rispetto della neutralità e dei principi democratici.

Il caso Plahotniuc tra politica, giustizia e comunicazione mediatica

L’annuncio dell’estradizione di Vladimir Plahotniuc da Atene, arrivato a pochi giorni dalle elezioni parlamentari del settembre 2025, ha rappresentato uno dei momenti di maggiore risonanza nella campagna elettorale moldava. Vlad Plahotniuc, oligarca e già leader del Partito Democratico della Moldova (PDM), è stato per oltre un decennio considerato l’uomo forte della politica nazionale, capace di esercitare un’influenza trasversale sulle istituzioni, sul sistema giudiziario e sui media locali. Diversi osservatori, sia interni che internazionali, hanno definito il periodo della sua ascesa (tra il 2010 e il 2019) come una vera e propria fase di cattività dello Stato, in cui l’apparato statale sarebbe stato subordinato agli interessi economici e personali del leader.

Dopo la perdita del potere nel 2019 e la successiva fuga all’estero, Plahotniuc è stato al centro di procedimenti giudiziari per riciclaggio di denaro e corruzione sistemica, con mandati di cattura internazionali spiccati dalle autorità moldave. Per anni si è ipotizzato il suo rifugio in vari Paesi, inclusi Stati Uniti, Turchia e Russia, fino all’arresto in Grecia nell’estate del 2025 e alla successiva estradizione verso Chișinău, che ha segnato il suo ritorno forzato sulla scena nazionale, questa volta in veste di imputato.

La notizia ha avuto un forte impatto mediatico, non solo per la valenza simbolica di riportare in patria l’uomo percepito come l’emblema dell’oligarchia moldava, ma anche per la sua coincidenza con un’iniziativa culturale di grande visibilità: la diffusione di una serie televisiva incentrata sulla sua parabola politica. Prodotta dal canale JurnalTV, storicamente vicino a posizioni critiche verso il PDM e verso Plahotniuc stesso, la serie ha ripercorso i passaggi salienti della sua carriera, dalle origini imprenditoriali al consolidamento politico, fino al collasso del suo potere e all’esilio. Numerosi episodi hanno sottolineato la sua capacità di condizionare media, magistratura e partiti rivali, secondo quella che gli analisti hanno definito una oligarchia competitiva con tratti autoritari.

Particolarmente significativa è stata la tempistica della messa in onda: i primi episodi sono stati resi disponibili gratuitamente su YouTube proprio nelle settimane precedenti al voto, raggiungendo rapidamente centinaia di migliaia di visualizzazioni e alimentando il dibattito pubblico in un momento cruciale per l’orientamento dell’elettorato. Solo dopo la tornata elettorale, la serie è stata resa accessibile a pagamento. L’autore e il team di produzione hanno negato qualsiasi forma di finanziamento pubblico, sottolineando l’indipendenza del progetto, ma non hanno potuto evitare speculazioni sul significato politico della coincidenza tra il ritorno giudiziario di Plahotniuc e la diffusione del prodotto mediatico.

La figura di Plahotniuc, già collegata a scandali come il cosiddetto furto del miliardo del 2014 – la più grande frode bancaria della storia moldava – resta dunque un potente catalizzatore per la memoria collettiva e per la narrativa politica. La sua estradizione, combinata con la circolazione mediatica di una narrazione critica e drammatizzata del suo ruolo, ha contribuito a rafforzare la percezione di una Moldova impegnata a fare i conti con il proprio passato oligarchico. Tuttavia, la coincidenza temporale tra giustizia e storytelling politico ha sollevato interrogativi su possibili forme indirette di strumentalizzazione elettorale, riflettendo la persistente tensione tra politica, media e istituzioni giudiziarie in un Paese ancora alla ricerca di un equilibrio democratico stabile.

Roberta Văduva

[continua nella seconda parte]


[1] Maia Sandu – Plahotniuc adus în cătușe, oamenii Moscovei în Moldova și riscul să ne pierdem țara

[2] Moldova interzice două partide pro-ruse în ajunul alegerilor

[3] Droni russi sulla Polonia: dall’allarme rosso all’ennesima farsa di guerra

[4] rimul mesaj al Maiei Sandu, după ce partidul pe care l-a fondat a câștigat alegerile parlamentare din Republica Moldova

[5] Visiting EU leaders speak at Independence Day rally in Chisinau

[6] Visiting EU leaders speak at Independence Day rally in Chisinau

[7] Morari News

[8] INSPECTORATUL GENERAL AL POLIȚIEI LANSEAZĂ CAMPANIA NAȚIONALĂ „NU TE JUCA CU VOTUL, CĂ VEI PIERDE TOTUL”

[9] EU and UNDP support Moldova in strengthening anti-corruption efforts

[10] Moldova: an unprecedented financial assistance package from the EU

Tags: Moldova
ShareTweetSend
Redazione

Redazione

Osservatorio Russia è un progetto di approfondimento che si propone di analizzare la realtà geopolitica, economica e sociale dell'area ex sovietica ai fini di una migliore divulgazione presso il pubblico italiano. L'Osservatorio, che si avvale della collaborazione di giovani studiosi e ricercatori, è un'organizzazione indipendente e senza fini di lucro.

Articoli correlati

Slava Moldavsky, Gloria alla Moldova (parte II)
Politica e Istituzioni

Slava Moldavsky, Gloria alla Moldova (parte II)

di Redazione
10 Ottobre 2025
Cosa aspettarsi dalle elezioni locali in Georgia
Politica e Istituzioni

Cosa aspettarsi dalle elezioni locali in Georgia

di Redazione
2 Ottobre 2025
Elezioni in Moldova, la strategia di Maia Sandu passa da Roma
Politica e Istituzioni

Elezioni in Moldova, la strategia di Maia Sandu passa da Roma

di Redazione
14 Settembre 2025
Viaggio oltre il Dnestr. E oltre gli stereotipi (parte 2)
Società e Cultura

Viaggio oltre il Dnestr. E oltre gli stereotipi (parte 2)

di Redazione
19 Agosto 2025
Kirghizistan, tanti dubbi sulla sentenza Atambayev
Politica e Istituzioni

Kirghizistan, tanti dubbi sulla sentenza Atambayev

di Redazione
19 Agosto 2025

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Twitter

I nostri temi

  • Geopolitica
  • Politica e Istituzioni
  • Difesa
  • Economia
  • Energia e Ambiente
  • Società e Cultura
  • Diritto e Diritti
  • Storia e Religione

Ci occupiamo anche di

Armenia Azerbaigian Baltici Bielorussia Cina difesa Diplomazia dossier Economia elezioni elezioni presidenziali Energia Estonia Europa gas geopolitica Georgia Guerra Iran Italia Kazakistan Kirghizistan Lettonia Lituania Medio Oriente Nagorno-Karabakh Nato politica estera Proteste Relazioni internazionali Russia Sanzioni Siria Stati Uniti storia Tagikistan Trump Turchia Turkmenistan Ucraina UE URSS USA Uzbekistan Vladimir Putin
Osservatorio Russia

Osservatorio Russia raccoglie il testimone del progetto Russia 2018 e si propone di analizzare la realtà geopolitica, economica e sociale dell’area ex sovietica ai fini di una migliore divulgazione, in Italia e non solo.

Scopri di più

Contatti

info@osservatoriorussia.com

Aree

  • Russia
  • Artico
  • Ucraina e Moldova
  • Bielorussia
  • Paesi Baltici
  • Caucaso
  • Asia Centrale

Temi

  • Geopolitica
  • Politica e Istituzioni
  • Difesa
  • Economia
  • Energia e Ambiente
  • Società e Cultura
  • Diritto e Diritti
  • Storia e Religione

Rubriche

  • Recensioni
  • Smolensk
  • L’Orso Polare
  • Le tavole dell’Osservatorio
  • Dietro lo specchio

Newsletter

© 2022 Osservatorio Russia

No Result
Visualizza tutti i risultati
  • Aree
    • Russia
    • Paesi Baltici
    • Bielorussia
    • Ucraina e Moldova
    • Caucaso
    • Asia Centrale
  • Temi
    • Geopolitica
    • Politica e Istituzioni
    • Difesa e Cyber
    • Economia
    • Energia e Ambiente
    • Società e Cultura
    • Diritto e Diritti
    • Storia e Religione
  • Rubriche
    • Recensioni
    • Dietro lo specchio
    • Smolensk
    • L’Orso Polare
    • Le tavole dell’Osservatorio
  • L’Osservatorio
  • Pubblicazioni

© 2022 Osservatorio Russia

Bentornato!

Accedi al tuo account qui sotto

Password dimenticata? Iscriviti

Crea un nuovo account

Compila il form qui sotto per iscriverti

Tutti i campi sono richiesti. Accedi

Recupera la tua password

Inserisci il tuo nome utente o il tuo indirizzo email per resettare la tua password.

Accedi
Vuoi sbloccare questo Dossier?
Sblocchi rimasti : 0
Sei sicuro di voler disdire il tuo abbonamento?