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Home Energia e Ambiente

Il Kazakistan rilancia il nucleare civile

di Redazione
28 Ottobre 2025
in Asia Centrale, Energia e Ambiente
Tempo di lettura: 8 mins read
Il Kazakistan rilancia il nucleare civile

Il presidente kazako Qasym-Zhomart Tokayev esprime il proprio voto durante il referendum sulla costruzione di una centrale nucleare nel Paese. Fonte: The Astana Time, 06 Ottobre 2024.

Il Paese centroasiatico, già grande esportatore di uranio, adesso punta a una produzione domestica di energia nucleare. Il ruolo della Russia e di Rosatom, la prudenza nel rapporto con la Cina. L’Europa per adesso resta indietro.

Negli ultimi mesi, il Kazakistan ha operato una notevole svolta in termini di politica energetica. Tra il referendum dell’ottobre 2024 e l’accordo con l’agenzia russa Rosatom, firmato a giugno 2025, Astana ha ufficialmente  avviato la costruzione della sua prima centrale nucleare civile a Ulken. Successivamente, a settembre, è seguita la decisione di costruire una seconda centrale ad Abai, nella provincia del Kazakistan orientale, vicino alla città di Kurchatov. Questa scelta, approvata dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, rappresenta una svolta per un Paese noto per il conservatorismo nei confronti del nucleare.

Passato, presente e futuro del nucleare in Kazakistan

Durante il periodo sovietico, il Kazakistan ha rivestito un ruolo fondamentale nell’industria nucleare dell’URSS: sede di importanti siti di estrazione dell’uranio, il Paese ha rappresentato a lungo uno dei maggiori fornitori di questo materiale per il programma nucleare di Mosca. Uno dei luoghi principali per i test atomici era il poligono nucleare di Semipalatinsk, che tra il 1949 e il 1989 ne ha ospitati più di 450[1]. Le conseguenze di questa attività, ovviamente, sono state gravi e hanno riguardato gran parte della popolazione: la contaminazione radioattiva su larga scala, le crisi sanitarie e le malformazioni genetiche hanno portato, di fatto, ad un trauma collettivo.

Ecco perché non ci si può sorprendere se, dopo l’indipendenza nel 1991, il Kazakistan ha deciso di rinunciare volontariamente all’eredità nucleare sovietica – costituita da circa 1400 testate – e di avviare attività di bonifica di alcune aree: tra queste, quella dell’impianto metallurgico di Ulba a Ust-Kamenogorsk (da cui sono stati rimossi, con l’aiuto degli Stati Uniti, circa 600 kg di uranio altamente arricchito)[2].

Eppure, lungi dal dare un addio definitivo a questa industria, negli anni successivi il Kazakistan ha optato per la continuazione – e il potenziamento – delle attività di produzione dell’uranio. Con l’indipendenza, infatti, il Kazakistan ha nazionalizzato il settore e modernizzato le tecniche di estrazione. Oggi, attraverso l’azienda statele Kazatomprom, il Kazakistan è il primo produttore mondiale di uranio, contribuendo alla produzione globale per circa il 40%[3].

Se fino a poco tempo fa il Paese si era limitato all’estrazione e alla fornitura di materia prima, però, adesso le cose sembrano essere sul punto di cambiare: Astana sembrerebbe pronta a fare un passo successivo, aprendo le porte al nucleare per scopi civili. A ottobre 2024, i cittadini kazaki hanno espresso la propria posizione attraverso un referendum nazionale[4], votando a favore della costruzione della prima centrale nucleare nel Paese. Nei mesi seguenti il governo si è mosso a passi più spediti: già lo scorso giugno è stato siglato l’accordo[5] con la società russa Rosatom, che guiderà la realizzazione dell’impianto di Ulken[6] nel distretto di Almaty, Karasai. Inoltre, secondo le notizie diffuse a fine settembre dalle autorità kazake, è prevista l’apertura di un secondo reattore. Il sito scelto si trova nella regione di Abai, in prossimità della storica città di Kurchatov[7]. Si tratterebbe del primo impianto autorizzato dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica in territorio kazako.

Per il Kazakistan, insomma, si sta per aprire una nuova fase: da grande esportatore e primo produttore mondiale di uranio a potenziale produttore e consumatore di energia nucleare.

Il sito dei test nucleari di Semipalatinsk. FONTE: The Nuclear Threat Initiative, Seeking Justice.

Il referendum e le multinazionali coinvolte

La nuova fase del nucleare in Kazakistan è stata ufficialmente inaugurata col referendum nazionale del 5 ottobre 2024, quando circa il 70% degli elettori ha approvato il piano di costruzione della prima centrale nucleare.Ma tale progetto non è apparso dal nulla: il governo già da diversi anni aveva preannunciato la necessità di diversificare il mix energetico, che, al momento del referendum, era composto per oltre il 65% da carbone e per il 26% da gas naturale[8]. Le tensioni sui mercati globali, l’aumento della domanda interna, la necessità della transizione ecologica e il rafforzamento della sicurezza energetica hanno reso il nucleare una questione non più rinviabile.

Il progetto nucleare kazako ha coinvolto diverse multinazionali del settore. Tra queste, la compagnia russa Rosatom (che detiene una posizione dominante per via di una precedente cooperazione con Kazatomprom nella produzione di combustibile), la Korea Hydro & Nuclear Power (azienda coreana, che ha fornito un reattore APR‑1400), e l’AIEA (che presta assistenza all’impianto nel sostentamento tecnico e nelle politiche, anche in merito agli obblighi di non proliferazione nucleare). Grande esclusa, invece, è stata l’azienda francese Électricité de France, che, a causa di ritardi nello sviluppo dei progetti europei, ha perso competitività.

L’8 agosto 2025, nel villaggio di Ulken (distretto di Zhambyl, regione di Almaty, Kazakistan), sono iniziati i lavori preliminari per la costruzione della centrale nucleare (NPP). Fonte: Rosatom.

Il coinvolgimento di Russia, Cina e UE

A livello nazionale, la proposta di optare per il nucleare ha inizialmente ricevuto uno scarso supporto popolare. Il ricordo di Semipalatinsk ha influenzato l’intera fase decisionale, soprattutto tra quelle generazioni che hanno vissuto l’era dei test. Vi sono state proteste ambientali[9] focalizzate sulla trasparenza, la sicurezza e gli impatti sanitari del progetto. Gli spazi del dibattito si sono polarizzati tra élite tecnocratiche e industriali, favorevoli all’avvio nucleare, e una parte sostanziale della società civile, preoccupata dai potenziali risvolti negativi. Al fine di tranquillizzare i propri cittadini – e guadagnare il consenso pubblico – il governo sta promuovendo il rafforzamento della comunicazione scientifica, il coinvolgimento delle comunità locali e la supervisione ambientale da parte di enti indipendenti.

La questione del nucleare kazako, però, non rimane entro i confini nazionali: si ripercuote, inevitabilmente, sui rapporti tra il Kazakistan e gli altri attori internazionali. Tra questi, ovviamente, spicca la Russia: il coinvolgimento di Rosatom, infatti, potrebbe rinsaldare il legame fra Mosca e Astana, ma quest’ultima dovrà stare attenta a non mettere a repentaglio la propria autonomia diventando tecnologicamente dipendente dalla Russia. Ecco perché il Kazakistan punta a raggiungere un’autonomia di gestione del ciclo del combustibile e a investire nella formazione del personale.

Un altro attore che guarda con attenzione allo sviluppo nucleare del ​​Kazakistan è la Cina: i forti legami nel campo dell’estrazione mineraria[10] potrebbero facilmente estendersi alla cooperazione energetica. Anche in questo caso, però, Astana non considera opportuno avvicinarsi troppo a Pechino per evitare possibili sovrapposizioni di influenza.

Vi è infine, l’Unione Europea. In quanto importatrice di uranio, Bruxelles ha interesse a rafforzare i legami con il Kazakistan. Tale cooperazione – già esemplificata dalla partnership relativa alle materie prime critiche[11] – sarebbe poi funzionale al contrasto dell’influenza cinese e russa nella regione centroasiatica. Ad oggi, però, l’Occidente rimane indietro nel proporre possibili interventi tecnologici o finanziari.

Il nucleare non è fine a se stesso

Il Kazakistan sembra avere un obiettivo specifico: raggiungere un equilibrio tra produzione di energia nucleare e di uranio. Per il momento, il primo impianto con la tecnologia VVER-1200 sarà il banco di prova. La riuscita dipenderà da vari fattori: la possibilità di gestire indipendentemente il progetto; la trasparenza del controllo sugli aspetti ambientali e di sicurezza; l’equilibrio dei rapporti con i partner esterni; il consenso interno effettivo (e non solo “formale”). La questione non riguarda solo la “potenza nucleare”. Rappresenta un ulteriore test per provare se Astana può avere successo in un contesto geopolitico instabile. Qualora riuscisse a distinguersi, potrebbe diventare il pilastro di una nuova centralità eurasiatica.

Simone Sandrini


[1] NTI, “Semipalatinsktestsite”, https://www.nti.org/education-center/facilities/semipalatinsk-test-site/

[2] Nell’ambito del “Nunn–Lugar Cooperative Threat Reduction”, gli Stati Uniti hanno aiutato il Kazakistan a rimuovere 600 kg di HEU (uranio altamente arricchito) dall’impianto metallurgico di Ulba a Ust-Kamenogorsk. Gli Stati Uniti hanno pagato al Kazakistan 25 milioni di dollari per il trasferimento dell’HEU.
https://www.nti.org/analysis/articles/kazakhstan-nuclear-disarmament/

[3] Nel 2024 il Kazakistan ha prodotto la quota maggiore di uranio dalle miniere (39% dell’offerta mondiale), seguito dal Canada (24%) e dalla Namibia (12%).

https://world-nuclear.org/information-library/nuclear-fuel-cycle/mining-of-uranium/world-uranium-mining-production

[4] Oltre il 70% delle persone che hanno votato al referendum in Kazakistan ha sostenuto l’introduzione di energia nucleare nel Paese. Fonte: World Nuclear News, 7.10.2024, https://www.world-nuclear-news.org/articles/kazakhstan-referendum-backs-new-nuclear-energy

[5] Assel Satubaldina, «Kazakhstan to Fully Own and Control Operations of First Nuclear Power Plant», The Astana Times, 16.06.2025, https://astanatimes.com/2025/06/kazakhstan-to-fully-own-and-control-operations-of-first-nuclear-power-plant/

[6] Rosatom Newsletter, ”VVER-1200: Flagship Reactor for Kazakhstan”, Agosto 2025, https://rosatomnewsletter.com/2025/08/25/vver-1200-russias-flagship-reactor-for-kazakhstan/

[7] La città, che prende il nome dal fisico nucleare sovietico Igor Kurchatov, era un tempo il centro operativo dell’adiacente sito di test di Semipalatinsk.

[8] https://iea.blob.core.windows.net/assets/3fae1cd7-bb92-4d03-be7c-4e60a6f94b03/CleanEnergyInnovationPoliciesinEmergingandDevelopingEconomies-Kazakhstan.pdf

[9] Chris Rickleton, “Kazakhstan’s Nuclear Power Vote: Many Questions, But Just One On The Ballot”, Radio Free Europe Radio Liberty, https://www.rferl.org/a/kazakhstan-nuclear-power-referendum/33146657.html

[10] https://jamestown.org/program/kazakhstan-and-peoples-republic-of-china-collaborate-in-critical-minerals-sector/

[11] https://international-partnerships.ec.europa.eu/policies/global-gateway/strategic-partnership-kazakhstan-raw-materials-batteries-and-renewable-hydrogen_en


Tags: CinaKazakistannucleareRosatomRussia
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