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Home Geopolitica

Realtà e apparenza nelle relazioni sino-bielorusse

di Redazione
15 Marzo 2023
in Bielorussia, Geopolitica
Tempo di lettura: 5 mins read
Lukašenko

Il presidente Lukašenko, fedele alleato di Mosca dallo scoppio della guerra, ha rinsaldato i rapporti amichevoli del proprio paese con la Cina di Xi Jinping con una visita ufficiale a Pechino. Nonostante l’adesione di Minsk ai principali progetti infrastrutturali e commerciali di Pechino (in particolar modo alla nuova Via della Seta) e il reciproco sostegno ai principi di sicurezza collettiva e integrità territoriale, le conseguenze negative determinate dal conflitto e dalle sanzioni occidentali – sebbene lasciate nell’ombra nei proclami ufficiali – hanno già mostrato i loro effetti.

A pochi giorni dal primo anniversario della guerra in Ucraina, il presidente bielorusso Lukašenko ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping in una visita ufficiale a Pechino, in una tre giorni durata dal 28 febbraio al 2 marzo. Lukašenko è, tra l’altro, uno dei primi leader a recarsi in Cina a seguito dell’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia. Con questo incontro i due leader hanno dato seguito al meeting di Samarcanda del 15 settembre 2022, che ha visto la firma di un Joint Statement for the establishment of an all-weather and comprehensive strategic partnership come strumento per dare nuovo slancio alle relazioni sino-bielorusse. In questi anni, in particolar modo a partire dallo scoppio della pandemia, i rapporti con Pechino sono diventati per la Bielorussia di cruciale importanza non soltanto in termini di politica estera e di posizionamento a livello internazionale, ma anche per il perseguimento di obiettivi politici interni e di sviluppo economico. Minsk si è dimostrato un fidato alleato, fornendo il proprio supporto alla Cina in vari fora internazionali e sostenendo fermamente la politica del cosiddetto One-China principle, che riconosce la sola entità legalmente sovrana di Pechino e si oppone alla potenziale indipendenza di Taiwan.

Inoltre, il presidente Lukašenko ha posto in essere una strategia politica fondata sulla partecipazione del proprio paese ai principali progetti geopolitici proposti dalla Cina, a partire dalla Belt Road Initiative. Sebbene la pandemia abbia costituito una complicazione di non poco conto per il commercio e gli investimenti internazionali, il progetto cinese per una nuova “Via della Seta” ha assunto un’importanza ancora più nevralgica per Minsk dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, come strumento per cercare di compensare i danni economici provocati dalle sanzioni occidentali.  Diversi esponenti del governo bielorusso hanno più volte espresso pubblicamente l’idea che la partecipazione di Minsk alla Belt Road sia cruciale per rendere la Bielorussia un ponte necessario tra l’Europa e la Cina. Posizione, tra l’altro, sostenuta anche da Pechino, come dimostrano le parole dell’ambasciatore cinese a Minsk Xie Xiaoyong: “La Cina sostiene che la Bielorussia debba fare pieno uso della sua posizione geopolitica strategicamente rilevante al centro dell’Eurasia”[1].

Uno dei progetti di maggior rilievo nell’ambito della nuova via della seta è il Great Stone Industrial Park (anche noto come CBIP, ovvero China-Belarus Industrial Park): si tratta di un distretto industriale – posizionato a circa 30km da Minsk e operativo dal 2019 – comprende un centinaio di società e beneficia dello status di free economic zone, quale particolare regime agevolato di esenzione fiscale volto a favore l’iniziativa economica nell’area. Il distretto rappresenta un punto cruciale di collegamento tra i paesi CIS (Comunità degli Stati Indipendenti), l’Europa e la Russia. Proprio per questa ragione, il governo di Lukašenko ha fortemente sostenuto la sua realizzazione in quanto considerata funzionale al posizionamento strategico del paese all’interno del mercato eurasiatico. Tuttavia, nell’ultimo anno le sanzioni occidentali e l’incertezza generata dal conflitto hanno di fatto preoccupato e spaventato il governo e le compagnie cinesi (e non solo), influenzando negativamente le prospettive di investimento e di cooperazione economica nel distretto.

Foto: BelTA

In termini economici va ricordato che la Cina rappresenta per la Bielorussia il secondo partner commerciale (dopo la Russia) e che le relazioni di scambio tra i due paesi sono fortemente sbilanciate a favore di Pechino. Minsk riceve da quest’ultimo una grande varietà di prodotti dall’alto valore aggiunto e dall’elevato contenuto tecnologico (come ad esempio computer, autoveicoli e componentistica per il settore elettronico e digitale). Spesso l’acquisto di questi beni è basato sulla concessione di cosiddetti tied loan, ovvero particolari prestiti che in questo caso vengono concessi da Pechino a Minsk alla condizione che il denaro venga speso (con una percentuale variabile tra il 50% e il 70%) per l’acquisto di prodotti provenienti dalla Cina stessa. Questa dinamica crea chiaramente una duplice dipendenza per la Bielorussia, non unicamente sul piano economico-finanziario ma anche commerciale. Inoltre, le sanzioni occidentali a seguito della guerra hanno anche costretto Lukašenko a rivolgere maggiormente il proprio sguardo ad est per incrementare l’ammontare annuo di investimenti e prestiti ricevuti dalle infrastrutture finanziarie cinesi, come l’Asian Infrastructure Investment Bank e il Silk Road Fund.

Guardando le relazioni sino-bielorusse, un altro ambito di rilevanza cruciale è sicuramente quello della sicurezza internazionale, a maggior ragione a seguito degli eventi del febbraio 2022. In questi mesi, infatti, nonostante le critiche provenienti da Occidente, la Cina non si è mai espressa in maniera eccessivamente critica nei confronti della cosiddetta operazione speciale, ad esempio continuando a definirla una “crisi” e non una “guerra”. Tuttavia, proprio per questa ragione, appare sia agli occhi della comunità internazionale che di Mosca e Minsk un attore strategicamente in grado di poter mediare tra le parti in causa e apportare un significativo contributo alla risoluzione del conflitto. Già in precedenza alla pubblicazione degli ormai noti 12 punti per la risoluzione della crisi ucraina (resi noti dal Ministero degli Affari Esteri cinese il 24 febbraio scorso), il 21 aprile 2022 – in occasione del Boao Forum – la Cina aveva lanciato la Global Security Initiative[2]. Si tratta di un’iniziativa volta a promuovere il principio di indivisibilità della sicurezza internazionale e la necessità di costruire un sistema di sicurezza collettivo efficace. Minsk si è detta concorde ai principi enunciati in particolar modo al rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di ciascuno stato, nonché al ripudio della logica del confronto tipica della guerra fredda.

Nonostante le notizie riportate dai media bielorussi e cinesi, nonché le dichiarazioni dei rispettivi membri di governo siano state caratterizzate dalla tendenza a dipingere un quadro roseo delle relazioni sino-bielorusse, la realtà rileva alcune criticità di fondo. Gli aspetti problematici riguardati lo stallo nei progetti di investimento e nelle relazioni commerciali, a seguito della guerra e delle sanzioni occidentali, sono sostanzialmente lasciati nell’ombra. Sicuramente i rapporti tra i due paesi rimangono per lo più amichevoli; tuttavia, le conseguenze negative determinate dalla pandemia e dagli eventi in Ucraina sono spesso camuffate da una politica declaratoria, fatta di vacui proclami di vicinanza e amicizia tra i due paesi.

Redazione

Note bibliografiche

[1] http://za.china-embassy.gov.cn/eng/sgxw/202210/t20221020_10788973.htm#:~:text=Desirous%20to%20see%20a%20post,deeper%20voracity%20for%20international%20cooperation

[2] https://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/wjbxw/202302/t20230221_11028348.html

Tags: BielorussiaCinageopoliticaLukašenkoRelazioni internazionali
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