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Home Politica e Istituzioni

Gli oligarchi ortodossi, agenti del Cremlino in Ucraina (e non solo)

di Redazione
31 Agosto 2021
in Politica e Istituzioni, Storia e Religione, Ucraina e Moldova
Tempo di lettura: 8 mins read
Gli oligarchi ortodossi, agenti del Cremlino in Ucraina (e non solo)

Strenui rappresentanti del soft power di Mosca, gli oligarchi ortodossi sono attori chiave nel processo russo di espansione nel vicino estero e non solo. Le loro attività, impregnate di apparenti sentimenti religiosi, contribuiscono al consolidamento della politica estera soprattutto in quelle repubbliche ex sovietiche che oscillano tra est e ovest. L’Ucraina è uno dei Paesi dove la politica a sfondo religioso della Russia si manifesta più energicamente.

Gli oligarchi ortodossi costituiscono parte integrante ed esecutiva del peculiare concetto russo di soft power,fondato non soltanto sulla riproduzione di valori culturali e politici prettamente occidentali, in linea con la formulazione originaria, ma anche su una sua profonda rielaborazione che permette e ammette forti ingerenze statali.

Il soft power russo contempla infatti attività di carattere politico, economico, culturale e religioso spesso correlate tra loro e legate alla politica estera del Paese. È anzi lo stesso Stato che si propone di organizzarle attraverso numerose organizzazioni. Un esempio eloquente ci è dato da Russkij Mir e Rossotrudničestvo, organizzazioni volte alla protezione della lingua e cultura russa nel mondo, nonché delle comunità russe e russofone all’estero. Alcune di queste appartengono ai cosiddetti oligarchi ortodossi, operanti a livello globale ma con un occhio di riguardo a Paesi chiave come l’Ucraina, la Moldova e la Georgia, in bilico tra est e ovest.

La loro definizione rivela sin da subito un rapporto concreto con la religione ortodossa. Essa agisce infatti come principio che conferirebbe alla Russia una matrice civilizzatrice superiore rispetto al resto del mondo. L’ortodossia è infatti una delle colonne portanti del soft power russo, inquadrato in un più generale progetto di politica estera espansionistica, a sua volta giustificata da un ben definito concetto messianico. La Russia sarebbe infatti l’ultimo baluardo dei più genuini valori religiosi in un mondo, quello occidentale, ormai immerso nell’immoralità. Essa agirebbe dunque come scudo contro tutto ciò che, formulato in termini fortemente profetici, rappresenterebbe l’anticristo, concetto riflesso anche nelle scelte di politica interna ed estera.

Gli oligarchi ortodossi sostengono e rinforzano la relazione sinfonica tra lo Stato russo e la Chiesa ortodossa, basandola su una forte convergenza di interessi. La Chiesa, infatti, fornisce allo Stato quell’aura di moralità necessaria per la realizzazione di una politica estera aggressiva, come nel caso dell’Ucraina e della regione separatista del Donbass. L’Ucraina, insieme alla Bielorussia, si presta a questo nuovo messianismo in quanto culla dell’ortodossia sin dai tempi della Rus’ di Kiev, principale giustificazione religioso-culturale che spinge il Cremlino verso una politica di riunificazione della Santa Rus’.

Si spiega così l’interesse di alcuni di questi oligarchi verso l’Ucraina, sia a livello economico che più prettamente religioso, ma sempre a supporto della politica estera e militare russa. Sono essenzialmente due le retoriche sfruttate dalla propaganda russa. La prima sostiene che l’indipendenza ucraina sia stata un errore storico poiché il suo destino è imprescindibilmente legato a quello della Russia, per le ragioni storico-religiose di cui sopra. La seconda è basata sul mito della Nuova Russia (Novorossija) che annuncerebbe, geograficamente e metaforicamente, la rinascita del Paese. Una delle numerose dottrine alla base di questo mito, sfruttata dagli oligarchi ortodossi, è la cosiddetta ideologia “bianca”, basata su un mix di ortodossia e nostalgia dell’epoca zarista, promossa da circoli ultra-conservatori a cui molti oligarchi appartengono.

La figura dell’oligarca non è nuova. Molti di loro emersero sotto El’cin soprattutto nel settore della comunicazione di massa acquistando, o creando, giornali e canali televisivi che operavano liberamente senza interferenze statali. Ma a partire dall’era Putin, gli oligarchi che desideravano continuare nel mondo dei mezzi di comunicazione di massa, adesso considerati estensione della politica del Paese, avrebbero dovuto adeguarsi alle regole dettate dal Cremlino. Contrariamente, sarebbero andati incontro a pesanti conseguenze, come avvenne nel caso di Mikhail Khodorkovskij, condannato a nove anni di reclusione, nonché di Boris Berezovskij e Vladimir Gusinskij, i cui imperi mediatici furono smantellati per creare media in linea con la propaganda di Stato.

Alcuni di loro si sono adeguati. È il caso di Konstantin Malofeev, fervente cristiano ortodosso e sostenitore del mito di una Nuova Russia basata su genuini valori religiosi che contrasterebbero con la decadenza occidentale. Chiamato il Soros russo, Malofeev è attivo sin dagli anni Novanta tramite un fondo di investimenti, il Marshall Capital, successivamente ribattezzato Сar’grad, la città degli zar. Un riferimento a Putin, considerato dal ricco oligarca un nuovo zar, artefice della rinascita spirituale russa. La sua missione religiosa è realizzata soprattutto dal suo canale privato Сar’grad TV, inaugurato nel maggio 2015 allo scopo di ricristianizzare la Russia.

Il ruolo di Malofeev si è accentuato durante la crisi ucraina. La sua fondazione privata, Fondo di San Basilio il Grande, mise a disposizione del sindaco filorusso di Sebastopoli almeno un milione di dollari. Nel Donbass, invece, l’oligarca fu accusato di finanziare i separatisti, calunnia da lui negata affermando di avere soltanto inviato aiuti umanitari attraverso la sua fondazione. La sua colpevolezza è stata invece strenuamente sostenuta dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, ma ciò non ha preoccupato troppo Malofeev – anzi, a suo dire, l’essere oggetto di sanzioni internazionali l’avrebbe inorgoglito in chiave patriottica.

Konstantin Malofeev, foto del Financial Times

Altro attore fondamentale è il magnate del tabacco Ivan Savvidis, acceso sostenitore dei valori ortodossi tramite la costruzione di numerose chiese in Russia e in Grecia e l’organizzazione di pellegrinaggi tra i due Paesi. Nato in Georgia da genitori greci del Ponto (odierna Turchia del nord), ha sfruttato abilmente le sue origini per attirare le comunità elleniche emigrate dall’ex Unione Sovietica verso il nord della Grecia. Attivo nella città di Rostov come imprenditore, è stato molto impegnato nella vita politica del Paese, prima a livello locale e in seguito nazionale come membro della Duma per il partito Russia Unita.

Come Malofeev, Savvidis si è attivato a favore del conflitto nel Donbass contribuendo alla rinascita del Don Cossackdom, un gruppo paramilitare che nel 2014 ha rivestito un ruolo attivo nel conflitto ucraino. La presenza di gruppi cosacchi nell’est dell’Ucraina è essenziale per l’idea della Nuova Russia, specialmente dell’ideologia “bianca”. I cosacchi, infatti, incarnano le storiche e autentiche tradizioni russe e la loro presenza è indispensabile per le politiche ortodosse della Russia, che ha fatto di loro un vero e proprio marchio di successo. Si presume inoltre che, nonostante le sanzioni imposte dall’Unione Europea dopo l’annessione della Crimea, Savvidis sia rimasto economicamente attivo sia in Crimea che nel Donbass, finanziando eventi in favore della propaganda russa sull’occupazione [1].

Ivan Savvidis, foto reperibile nel sito della sua fondazione

Altra figura di spicco è Vadim Novinskij. Di origine russa, Novinskij è attivo nella politica ucraina come leader del partito Blocco di Opposizione, dopo avere ottenuto (2012) la cittadinanza del Paese dal presidente Viktor Janukovič.

Tenacemente impegnato nella lotta contro l’indipendenza della Chiesa ucraina, ne ha da sempre sostenuto l’integrazione con il Patriarcato di Mosca. Questa posizione è stata reiterata in un suo intervento chiave in cui esortava il popolo ucraino a riconsiderare le proprie opzioni geopolitiche e a riavvicinarsi alla Russia in nome del secolare legame religioso tra le due nazioni. L’autocefalia, infine concessa alla Chiesa ortodossa ucraina dal Patriarcato di Constantinopoli (2018), ha creato non poco sdegno presso i ranghi del Patriarcato di Mosca e della politica russa.

Novinskij ha costantemente minacciato il Paese con lo spettro di una guerra civile a sfondo religioso. Secondo le sue stesse dichiarazioni, se la Chiesa ucraina avesse ottenuto l’autocefalia si sarebbe scatenata una guerra, promossa da lui personalmente, per le chiese di ogni città e paese [2]. Novinskij si è spinto a definire i membri della Chiesa ortodossa ucraina del patriarcato di Kiev “gangsters e invasori” [3].

Vadim Novinskij e il Patriarca di Gerusalemme, foto di New Agency Orthodoxia

La lista degli oligarchi ortodossi è chiaramente lungi dall’esaurirsi con questi tre nomi, poiché comprende figure attive in tutta Europa attraverso associazioni direttamente o indirettamente affiliate allo Stato russo. I tre esempi citati, tuttavia, sono esplicativi dell’importanza strumentale della religione ortodossa nella politica estera del Cremlino. La loro patina religiosa occulta notevoli operazioni di carattere economico e politico volte a influenzare i Paesi dove questi magnati operano per rinforzare la presenza russa. Inquadrandosi nel peculiare concetto russo di soft power, questi potenti oligarchi rappresentano un tassello fondamentale per la realizzazione di un progetto politico-militare sapientemente integrato in un’ideologia messianico-religiosa, a sua volta intesa come fine necessario che giustifica l’adozione di qualsiasi, anche discutibile, mezzo.

Laura Pennisi


[1]https://euobserver.com/world/151908

[2]https://www.unian.info/society/10201500-opposition-bloc-leader-novinsky-warns-of-civil-war-if-ukrainian-church-granted-autocephaly.html

[3]Ibid.

Fonti

Horyevoy D. (2016). Who is Mr. Novynskyi for the Ukrainian State and Church? RISU – Religious Information Service of Ukraine. Ultimo accesso 3-07-2021 https://risu.ua/en/who-is-mr-novynskyi-for-the-ukrainian-state-and-church_n82564/amp

LaruelleM. (2015): The three colors of Novorossiya, or the Russian nationalist mythmaking of the Ukrainian crisis, Post-Soviet Affairs.

Laruelle M. (2018) Russian Soft-power in France: Assessing Moscow’s Cultural and Business Paradiplomacy. Carnegie Council.

Lutsevych O. (2016) Agents of the Russian World Proxy Groups in the Contested Neighbourhood. Chatham House.

Petro N.N. (2015) Russia’s Orthodox Soft-power. Carnegie Council for Ethics in International Affairs.

Reporters sans frontières (2016) Media oligarchs go shopping. Accessedhttps://rsf.org/sites/default/files/2016-rsf-report-media-oligarchs-gpo-shopping.pdf3-07-2021.

Rettman A. (2021) Who cares about EU sanctions on Crimea anyway? EUobserver. Ultimo accesso 4-07-2021 https://euobserver.com/world/151908

Savvidis I. (2014) Ivan Savvidis Foundation. Ultimo accesso 3-07-2021 http://ivansavvidis.gr/

Stronski P. and Himes A. (2019) Russia’s Game in the Balkans. Carnegie Endowment for International Peace   https://www.jstor.org/stable/resrep20988.6

Unian (2018) Opposition Bloc leader Novinsky warns of civil war if Ukrainian church granted autocephaly. Ultimo accesso 4-07-2021 https://www.unian.info/society/10201500-opposition-bloc-leader-novinsky-warns-of-civil-war-if-ukrainian-church-granted-autocephaly.html

Zoria Y. (2014) Russian oligarchs in Europe: soccer, churches, and working for the Kremlin. EuroMaidan Press. Ultimo accesso 4-07-2021http://euromaidanpress.com/2018/10/04/russian-oligarchs-in-europe-soccer-churches-and-working-for-the-kremlin/


Tags: Chiesa Ortodossa RussaoligarchiRussiaUcraina
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