Dal 2020 ad oggi la diaspora politica bielorussa non ha smesso di muoversi, intavolando una diplomazia parallela (e rivale) rispetto a quella ufficiale di Minsk e cercando sostegno all’estero, almeno tra i partner occidentali più sensibili alla sua causa. La sua distanza dal Paese ha però raffreddato le simpatie della popolazione, che ne critica la strategia e affronta una crescente depoliticizzazione interna.
Le elezioni presidenziali di agosto 2020 sono state un punto di rottura per la storia della Bielorussia. Contestandone il risultato come frutto di brogli, centinaia di migliaia di bielorussi hanno preso parte a proteste in tutto il Paese. Di fronte alla reazione governativa, molti leader dell’opposizione, tra cui Svjatlana Cichanoŭskaja, sono stati costretti a rifugiarsi all’estero, dove hanno istituito il Gabinetto di Transizione Unito (UTC),[2] un governo in esilio che si è posto come obiettivo il ripristino della democrazia e la fine del regime di Lukašėnka.
Contestualmente è stato creato il Consiglio di Coordinamento (CC),[3] composto da politici, attivisti e membri della società civile bielorussa. Il CC ha cercato di coordinare le azioni dell’opposizione sia all’interno che all’esterno del Paese, pur dovendo affrontare le autorità bielorusse che avevano già dichiarato illegale ogni attività politica riguardante l’opposizione.
Queste istituzioni in esilio sono riuscite a guadagnare visibilità internazionale, ottenendo il riconoscimento (non ufficiale) di Stati Uniti, Unione Europea e di altri Paesi occidentali. Anche il sostegno da un numero significativo di bielorussi all’estero (stimato in circa un milione e ottocento mila)[4] ha svolto un ruolo fondamentale.
La diaspora bielorussa si è evoluta da una condizione di relativa chiusura in sé stessa verso una maggiore apertura, caratterizzata da un crescente coinvolgimento nelle questioni nazionali ed europee e da un’organizzazione politica solida e autonoma. A contribuire a questo sviluppo è stato l’aumento delle sue dimensioni a partire dal 2020, che ha reso le comunità all’estero più eterogenee.
Nel 2022 un sondaggio indipendente, realizzato da Narodnyj Opros e dal Centre for New Ideas, ha restituito il fatto che tre quarti degli intervistati era al di sotto dei 40 anni, altamente qualificati, principalmente distribuiti in Polonia, Georgia, Lituania o Germania, e che avessero scelto di emigrare per ragioni di sicurezza e per mancanza di prospettive future. Inoltre, il 40% degli appartenenti alla diaspora desidera tornare in Bielorussia dopo la caduta del regime di Lukašėnka, pianificando di ricoprire un ruolo attivo nella ripresa del Paese, anche per i solidi legami che la diaspora mantiene con la patria.[5]

L’attività diplomatica dell’opposizione
Il 2021 ha visto le istituzioni bielorusse in esilio concentrarsi sulla diplomazia. Il Gabinetto di Transizione Unito ha cercato di sensibilizzare la comunità internazionale riguardo alle violazioni dei diritti umani in Bielorussia e ha richiesto sanzioni economiche contro il regime. Le Ambasciate del Popolo,[6] uffici simbolici privi di rappresentanza ufficiale diffusi in Europa, Asia e America, sono diventati centri di mobilitazione e di coordinamento per le iniziative di protesta. Queste strutture hanno cercato di portare la causa bielorussa all’attenzione del mondo e a organizzare eventi di solidarietà come nel caso del Дзень Волі, “la giornata della libertà”, istituita il 25 marzo per celebrare l’indipendenza della Repubblica Popolare Bielorussa del 1918.
L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno adottato sanzioni contro i funzionari del regime, pur senza riuscire a spostare il baricentro politico di Lukašėnka. Con l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, la posizione della Bielorussia è diventata ancora più complessa; sebbene non direttamente coinvolto nel conflitto, il regime ha offerto sostegno attivo a Mosca.[7] Ciò ha avuto un impatto diretto sulle opposizioni bielorusse in esilio, che hanno visto nella guerra una minaccia alla sovranità del Paese, denunciando il coinvolgimento di Minsk nel conflitto e sollecitando la comunità internazionale ad adottare misure più severe contro Lukašėnka nel tentativo di evitare che la Bielorussia diventasse parte integrante delle strategie geopolitiche di Mosca,[8] tuttavia senza successo.
Inoltre, in un contesto in cui le comunità della diaspora, determinate a preservare la propria identità, lingua e storia, generalmente faticano ad adattarsi nei Paesi ospitanti, è stato necessario impegnarsi ulteriormente per dimostrare una distinzione tra il popolo bielorusso e il regime favorevole alla guerra.[9]

La solidarietà internazionale e le difficoltà interne
Nel corso del 2023 e del 2024, le opposizioni bielorusse in esilio si sono concentrate su due fronti principali: la resistenza contro il regime e la lotta per preservare l’indipendenza della Bielorussia. Le Ambasciate del Popolo hanno organizzato manifestazioni, eventi di sensibilizzazione e raccolte di fondi per i prigionieri politici. Le opposizioni in esilio, nonostante la difficoltà di mantenere l’unità, hanno intensificato la cooperazione con le organizzazioni internazionali, cercando di spingere per nuove misure contro il regime, anche se le politiche adottate dagli Stati occidentali non sono riuscite a determinare un cambiamento significativo all’interno del Paese.
Nel contempo, si è registrato un allentamento della presa sulla popolazione bielorussa da parte dell’opposizione in esilio. Vi hanno contribuito sia l’esilio protratto sia la divergenza tra aspettative e realtà delle due parti. Il fatto che l’opposizione si sia sviluppata concentrandosi principalmente sull’istituzionalizzazione, privilegiando il coordinamento e il dibattito sulla situazione all’interno di tali strutture, è stato a lungo oggetto di critica. Infatti, se da un lato questo processo si è rivelato necessario per sopperire all’assenza di istituzioni preesistenti, allo stesso tempo non ha avuto successo nell’influire direttamente sulle condizioni della popolazione bielorussa, in primis rispetto alla tutela dei diritti. Inoltre, gli attivisti in esilio hanno riscontrato crescenti difficoltà nel mantenere le proprie iniziative di sostegno alla popolazione dopo che il finanziamento dei Paesi stranieri al settore democratico bielorusso in esilio si è arrestato.[10]
Mancando lo spazio per operare internamente alla Bielorussia, è inevitabile che la missione delle forze democratiche e della Cichanoŭskaja resti puramente diplomatica, nonostante l’appoggio di alcuni Paesi. È verosimile che oggi l’influenza del movimento democratico sia decisamente diminuita, sebbene non sia possibile sondare le preferenze politiche interne bielorusse in un contesto che non prevede il concetto di competizione politica.[11] A fronte di questi ostacoli risulta quindi sempre più difficile che i bielorussi all’interno del Paese scelgano di interagire direttamente con l’opposizione in esilio, a scapito della propria incolumità.[12]
Le elezioni 2025: stesse circostanze ma nessuna reazione popolare
Il 26 gennaio 2025 si è tenuto un nuovo ciclo di elezioni presidenziali che ha visto la riconferma di Lukašėnka. Se le circostanze del processo elettorale sono rimaste immutate, la grande differenza rispetto al 2020 è stata la mancata reazione della popolazione all’esito elettorale.
Molteplici strategie di manipolazione elettorale sono state dispiegate in un ambiente altamente repressivo, caratterizzato da migliaia di procedimenti giudiziari basati su motivi politici e dall’annientamento di qualsiasi movimento democratico e organizzazione della società civile, con i principali leader di opposizione in prigione dal 2020. L’assenza nel Paese di quelli che un tempo ammontavano a più di 400 media indipendenti, oggi etichettati dal regime come estremisti, ha permesso una monopolizzazione della narrazione delle elezioni, privando i cittadini di fonti di informazione alternative. È stato inoltre vietato il voto dall’estero, e l’affluenza alle urne sarebbe stata gonfiata: il giorno stesso delle elezioni molti sarebbero stati visti votare più volte, e sarebbero state registrate tra i votanti anche persone che si trovavano in sala di rianimazione.[13]
Alesja Rudnik, direttrice del think tank bielorusso indipendente Center for new ideas, evidenzia che la tendenza della popolazione a depoliticizzarsi sia un processo naturale in un’autocrazia. La certezza di non poter cambiare nulla nell’attuale contesto politico scoraggia dal mettere a rischio la vita e, nel caso della Bielorussia, ha comportato il declino delle proteste e dell’impegno popolare. Un sondaggio citato dal Woodrow Wilson Center ed effettuato due giorni prima delle elezioni mostrava che solo il 36% dei bielorussi fosse intenzionato a votare, un dato di due volte inferiore alla percentuale del 2020, e che immancabilmente stride con gli esiti annunciati il 28 gennaio 2025, secondo i quali la partecipazione popolare ammontava all’86%.[14]
Un’ulteriore ragione del distacco riscontrato potrebbe essere legata alla percezione che la popolazione interna ha dei risultati ottenuti dall’opposizione in esilio sul piano internazionale. Una testimonianza rappresentativa è quella che Polina Šarendo-Panasjuk, attivista e dissidente, ha rilasciato a Novaja Gazeta; imprigionata quando le proteste del 2020 non erano ancora terminate, al momento della scarcerazione a febbraio di quest’anno Šarendo-Panasjuk ha affermato di aver trovato un Paese notevolmente mutato, ma ciò che l’ha sorpresa più di ogni altra cosa è stata la postura della comunità internazionale, citando il fatto che la Corte penale internazionale abbia emesso un mandato di arresto per Putin, ma non per Lukašėnka, e che le sue forze di sicurezza non siano ancora state riconosciute come organizzazioni terroristiche, oltre al fatto che non ci siano state ripercussioni particolari sul commercio, come dimostra la presenza di prodotti alimentari europei persino nelle colonie di detenzione.[15]
Il futuro dell’opposizione bielorussa in esilio
Benché si sforzino di mantenere un ruolo centrale, le forze d’opposizione e più in generale il movimento democratico bielorusso stanno incontrando crescenti ostacoli sia sul piano interno, sia su quello del loro riconoscimento internazionale. La guerra in Ucraina, in questo senso, non è riuscita a rappresentare una svolta per un movimento che continua ad avere difficoltà nel distinguersi dall’operato del suo governo – una situazione non dissimile da quella degli oppositori russi ancora oggetto di diffidenza nei Paesi baltici e altrove. La sfida principale, comunque, si gioca sul piano interno. Ovvero sulle possibilità (non più così scontate) di riconquistare il consenso di una popolazione sempre più depoliticizzata e disillusa. Per Cichanoŭskaja e soci urge una nuova strategia.
Paola Ticozzi e Francesco Federici
[2] Interfaks Ukraine, Ex-Belarusian Presidential Candidate Tikhanovskaya’s HQ Starts Forming Coordination Council to Ensure Transition of Power, August 15, 2020 https://en.interfax.com.ua/news/general/681364.html
[3] BBC, Belarus Election: Exiled Leader Calls Weekend of ‘Peaceful Rallies’, August 14, 2020 https://www.bbc.com/news/world-europe-53780685
[4] Alevtina Snihir, The Belarusian Diaspora Awakens, German Marshall Fund https://www.gmfus.org/news/belarusian-diaspora-awakens
[5] Oxford Belarus Observatory, Belarus Diaspora Old And New: Current State And Challenges, February 2, 2023 https://obo.web.ox.ac.uk/sitefiles/pb-feb2.pdf
[6] Belarus Abroad, People’s Embassies of Belarus https://www.belarusabroad.org/
[7] Radio Free Europe/Radio Liberty, Lukashenka Says Putin Not Pushing Belarus To Join War In Ukraine, August 17, 2023 https://www.rferl.org/a/lukashenka-putin-belaurs-ukraine-war/32552805.html
[8] Yasmeen Serham, Why the West Can’t Afford To Forget About Belarus, Time, October 2, 2022 https://time.com/6223084/belarus-ukraine-sviatlana-tsikhanouskaya/
[9] Oxford Belarus Observatory, Belarus Diaspora Old And New: Current State And Challenges February 2, 2023 https://obo.web.ox.ac.uk/sitefiles/pb-feb2.pdf
[10] Oxford Belarus Observatory, Belarus Diaspora Old And New.
[11] Artem Šraibman, Woodrow Wilson Center, Belarus After Its Presidential Election, 3 February 2025 https://www.youtube.com/watch?v=nGBEgiDjxWw
[12] Alesja Rudnik, Woodrow Wilson Center, Belarus After Its Presidential Election, 3 February 2025.
[13] Viktoria Leukavets, Woodrow Wilson Center, Belarus After Its Presidential Election.
[14] Alesja Rudnik, Woodrow Wilson Center, Belarus After Its Presidential Election.
[15] Новая Газета, 8 марта 2025, «От холода по ночам обматывались туалетной бумагой», ИВС, СИЗО, ШИЗО, ПКТ, психбольница, колония для рецидивисток — опыт выживания белорусской политзаключенной https://novayagazeta.eu/articles/2025/03/08/ot-kholoda-po-nocham-obmatyvalis-tualetnoi-bumagoi