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Home Asia Centrale

Asia Centrale – Prove tecniche di cooperazione

di Andrea Rosso
16 Dicembre 2019
in Asia Centrale
Tempo di lettura: 5 mins read

​Si è svolto sotto la guida uzbeka la Seconda Riunione Consultiva dei Capi di Stato dell’Asia centrale il 29 novembre scorso a Tashkent, in Uzbekistan.

Il summit rappresenta una novità nel panorama multilaterale della regione. Nel 2018 il primo appuntamento si era tenuto nella capitale del Kazakhstan, l’allora Astana, oggi Nur-Sultan e i leader dei Paesi avevano deciso di incontrarsi annualmente in concomitanza con la festività di Nawruz (una festa religiosa islamica) intorno alla terza settimana di marzo. Nel frattempo, il cambio di governo occorso in Kazakhstan, con l’arrivo del nuovo Presidente Kassym-Jomart Tokayev ha ritardato l’edizione del 2019.

Oltre al padrone di casa uzbeko, presenti i leader di Kazakhstan, Tajikistan, Kirghizistan e Turkmenistan, rappresentato dal Presidente Gurbanguly Berdimuhamedov per la prima volta dopo aver essere stato assente al vertice precedente.

Un investimento per l’Uzbekistan

Shavkat Mirziyoyev, Presidente dell’Uzbekistan

Per l’Uzbekistan il summit ha avuto un bilancio positivo. Dal momento della sua elezione, in seguito alla morte del predecessore Karimov, l’attuale presidente Shavkat Mirziyoyev ha intrapreso una linea politica votata maggiormente all’apertura e alla cooperazione con i Paesi dell’area. Tale approccio risponde alla necessità del Paese di far fronte ad alcune questioni complesse – sviluppo economico, il recupero del Lago d’Aral – che non potrebbero essere risolte a livello nazionale per mancanza di risorse economiche e delle competenze.

Il summit è dunque la piattaforma ideale per il confronto. In un primo momento, in seguito all’annuncio di Tashkent di voler partecipare all’Unione Economica Eurasiatica e il cambio al vertice presidenziale in Kazakhstan, sembrava che la prospettiva di una seconda edizione della piattaforma centro-asiatica fosse in dubbio. Nella dichiarazione finale i leader hanno adottato un testo comune che rilancia la cooperazione regionale sulle tematiche di interesse comune quali: sviluppo economico, sicurezza e della gestione delle frontiere, oltre che altri riferimenti alle prospettive di collaborazione negli investimenti in infrastrutture e telecomunicazioni.

D’altra parte, però, il documento non manca di sottolineare come la collaborazione tra i Paesi non prevede l’istituzione di alcuna organizzazione stabile e che le iniziative devono essere prese in accordo con parti terze – leggasi Russia, Cina e in parte Stati Uniti.

Di rilievo anche il suggerimento avanzato dal Presidente del Tajikistan di creare un fondo di Investimento dell’Asia centrale tramite il quale finanziare progetti di interesse comune nella regione. Inoltre, assieme al Kirghizistan, Emomali Rahmon ha voluto porre l’attenzione sulla sostenibilità e la gestione delle risorse idriche della regione, alla base di molti interessi economici condivisi e potenziale fattore di instabilità tra i Paesi.

Le eccezioni di Turkmenistan e Kazakhstan 

Foto: AstanaTimes

​La partecipazione del presidente del Turkmenistan Gurbanguly Berdimuhamedov al secondo meeting consultivo è stata interpretata come un segnale di successo della diplomazia inclusiva dell’Uzbekistan. Al di là di quelli che saranno le iniziative sviluppate a partire da questo summit, il leader turkmeno ha voluto lanciare un messaggio di apertura e di disponibilità a intavolare un dialogo, anche limitato, e rompere l’isolazionismo politico che caratterizza il Paese. Il suo intervento alla riunione si è concentrato sul garantire la sicurezza dei confini con l’Afghanistan e proponendo di stabilire un Consiglio Economico tra i cinque Paesi al fine di favorire la cooperazione in ambito economico.

Per il Kazakhstan ha partecipato l’ex presidente Nazarbayev, attualmente a capo del Consiglio di Sicurezza del Paese. In vista del termine del suo mandato il presidente ha attuato una serie di riforme volto a creare un sistema di contrappesi ai poteri della carica presidenziale. Il periodo di transizione termina con l’elezione del candidato da lui designato come suo successore, Kassym-Jomart Tokayev. Quest’ultimo da parte sua ha confermato con decreto presidenziale i poteri del Capo del Consiglio di Sicurezza, tra cui quello di rappresentare il Paese in occasione dei consessi internazionali, contribuendo così a perpetuare la centralità della figura di Nazarbayev, anche senza ricoprire la carica presidenziale.

Un bilancio dell’incontro

​La seconda riunione dei Capi di Stato a Tashkent può essere considerata un passo in avanti nello scenario della cooperazione regionale in Asia Centrale. Resta tuttavia un singolo passo, mentre le regioni circostanti e il resto del Mondo sembra correre in avanti.

I leader hanno mostrato di preferire un format tradizionale, fatto di incontri bilaterali e pochi momenti di scambio, se non per photo opportunity e una dichiarazione finale, che subito il Presidente dell’Uzbekistan si è apprestato a circoscrivere escludendo la possibilità di realizzare un formato stabile.

I Paesi dell’Asia Centrale hanno voluto mostrare di essere disposti a sedersi attorno a un tavolo per discutere dei problemi comuni, offrire soluzioni e collaborare in modo da rassicurare i Paesi investitori nell’area, in particolare Pechino e Mosca. Restano dei dossier importanti legati alla sicurezza, alla gestione delle risorse idriche e allo sviluppo di modelli di crescita sostenibili, verso i quali tuttavia i singoli governi non hanno le risorse e le capacità necessarie per risolverli, preferendo concentrarsi sul perseguimento di obiettivi interni limitati al mantenimento dello status quo.

Tags: cooperazioneDiplomaziaKazakhstanKirghizistansummitTagikistanTurkmenistanUzbekistan
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Andrea Rosso

Andrea Rosso

Coordinatore desk Energia e Ambiente. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso il SID di Forlì. Ha studiato e lavorato all’estero approfondendo la conoscenza dell’area post sovietica con soggiorni di studio in Russia, esperienze lavorative presso il MAECI e l’OSCE e presso una ONG internazionale in Tagikistan. Già analista energetico, segue con passione gli sviluppi principali inerenti l’energia e l’ambiente nell’area post sovietica e non solo.

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