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Home Bielorussia

Gli Stati Uniti e il nodo bielorusso

di Jessica Venturini
5 Gennaio 2021
in Bielorussia
Tempo di lettura: 6 mins read
Gli Stati Uniti e il nodo bielorusso

Le proteste nel Paese bielorusso non si sono mai fermate a partire dallo scorso 9 agosto, data delle ultime elezioni presidenziali. Molte sono state le denunce di irregolarità e da quel momento l’andamento interno è sempre stato caratterizzato da una forte instabilità. Ad oggi la situazione sembra essere a un punto di stallo. La nuova amministrazione statunitense riuscirà a cambiare questa condizione?

Breve excursus dei rapporti tra Washington e Minsk

Nel corso degli anni, le relazioni diplomatiche tra la Bielorussia e gli Stati Uniti sono sempre state altalenanti a causa delle continue violazioni dei diritti umani da parte del governo di Minsk. Il punto più basso dei rapporti bilaterali è stato toccato nel 2008, anno in cui l’ambasciatrice statunitense, Karen B. Stewart , è stata richiamata negli Usa in seguito a una minaccia di espulsione da parte delle autorità bielorusse e il personale diplomatico è stato ridotto da 35 a cinque persone.

Questo è avvenuto in seguito alla decisione di Washington di introdurre limitazioni e sanzioni finanziarie destinate a nove entità e personalità statali, tra cui Lukashenko, in seguito alle elezioni bielorusse del 2006, ritenute illegittime. Già nel 2004, inoltre, era stato emanato il Belarus Democracy Act, una legge creata per favorire lo sviluppo della democrazia nel Paese europeo, successivamente ampliata nel 2006 e nel 2011.

Le cose sono cambiate a seguito dell’intervento russo in Ucraina nel 2014, che da una parte ha allarmato il governo di Minsk, sempre più in cerca di diversificazione politica ed economica, e dall’altra quello di Washington, preoccupato dall’espansione di Mosca in Europa orientale. A partire da quel momento ci sono state delle piccole aperture a livello finanziario tra i due Paesi e un aumento degli scambi commerciali, ma non tali da cambiarne gli assetti economici o geopolitici. A livello diplomatico, invece, tali aperture hanno portato alla visita di Mike Pompeo nella capitale bielorussa il 1° febbraio dello scorso anno. Si tratta di un evento di particolare importanza perché è stata la prima visita di un Segretario di Stato statunitense nell’arco di 26 anni.

Successivamente, il 20 luglio 2020 Lukashenko ha nominato Oleg Kravchenko come ambasciatore bielorusso negli Usa e il 16 dicembre il Senato degli Stati Uniti ha approvato Julie Fisher come nuova ambasciatrice in Bielorussia. Quest’ultima decisione è stata presa nonostante l’attuale situazione politica interna nel Paese, caratterizzata da proteste e tensioni a seguito delle ultime contestate elezioni. La motivazione è che in questo momento Washington ha bisogno di mantenere i contatti con Minsk.

Il presidente bielorusso Lukashenko e il Segretario di Stato USA Pompeo a Minsk, 16 febbraio 2020. Foto: The Associated Press

L’importanza della Bielorussia per la NATO

La NATO è particolarmente interessata alla Bielorussia per varie ragioni di natura strategica. Innanzitutto, per la sua posizione geografica: confina sia con l’Ucraina che con molti Paesi membri della Patto, come i Baltici; viene poi generalmente vista come uno Stato cuscinetto tra la Russia e la l’Europa. I rapporti non sono mai stati troppo stretti, ma nel 2015, in seguito all’annessione russa della Crimea, Minsk diede un importante segnale quando Lukashenko rifiutò l’ordine di Putin di creare una nuova base aerea in territorio bielorusso. Questa azione ha incrementato l’importanza geopolitica della nazione agli occhi degli Usa.

Il Paese ha inoltre un ruolo chiave per quel che riguarda la geopolitica delle risorse, molte delle quali, in particolare gas e petrolio, transitano sul suo territorio. Risorse provenienti principalmente dalla Russia, Paese da cui è strettamente dipendente, e che raggiungono diverse mete europee.

Oltre ad essere un importante snodo a livello energetico, la Bielorussia è uno dei Paesi chiave del progetto E40 Waterway. Si tratta di una nuova rotta fluviale che consentirebbe di connettere il mar Baltico con il mar Nero. La realizzazione di questa ulteriore via di collegamento rappresenterebbe una maggiore integrazione con la Polonia e più in generale con molti Paesi europei e/o membri della NATO. Sono ancora molte le criticità e le opposizioni, ma l’importanza fondamentale della Bielorussia è evidente. Voluto fortemente dall’Unione europea, l’E40 Waterway ha ottenuto anche l’appoggio statunitense.

Uno dei motivi per cui Minsk non è mai riuscita a stringere accordi con Bruxelles è la continua opposizione della Lituania. Tra i problemi chiave c’è la centrale nucleare di Astravets, situata a circa 30 kilometri da Vilnius, centrale che ad oggi rispetta gli standard di sicurezza europei. Ma la costruzione di questo impianto ha anche delle implicazioni geopolitiche. Se infatti l’idea iniziale era quella di produrre energia in maniera autonoma per ridurre l’influenza russa sul Paese, i lavori di costruzione e mantenimento sono stati poi affidati ad Atomstroyexport, che appartiene a Rosatom. Questo significa non solo che Minsk continuerà ad essere dipendente da Mosca ancora per molti anni, ma anche che la Russia potrà mandare un’unità militare vicino al confine lituano e creare lì una nuova base aerea con l’obiettivo ufficiale di proteggere la centrale.

Il ruolo di Biden

Il prossimo 20 gennaio Joe Biden presterà giuramento, diventando ufficialmente il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Sono molte le questioni di cui dovrà occuparsi. Tra queste, ha manifestato più volte l’intenzione di voler ricucire i rapporti con l’Europa, spesso messi in discussione dal suo predecessore, che ha più volte posto in dubbio l’importanza dell’Alleanza nordatlantica.

Tra i numerosi argomenti di discussione tra Washington e Bruxelles, ci sarà sicuramente la questione bielorussa. Tra i valori fondamentali che uniscono i Paesi dell’Alleanza ci sono infatti la democrazia, le libertà civili e il rispetto dei diritti umani. È per questo motivo che, secondo Biden, è importante sostenere l’opposizione bielorussa, che scende in piazza da mesi per chiedere l’uscita di scena di Lukashenko e nuove elezioni libere e democratiche.

Bruxelles ha più volte espresso il suo supporto all’opposizione bielorussa, che ha anche ricevuto il Premio Sacharov 2020 per la libertà di pensiero, riconoscimento che viene assegnato ogni anno dal Parlamento europeo alle persone e alle organizzazioni che difendono i diritti umani e le libertà fondamentali, e che è stato ritirato da Svetlana Tikhanovskaya. Anche Biden, da sempre interessato a quello che succede in Europa orientale e oltre, ha espresso più volte il suo sostegno al popolo bielorusso. Ha altresì dichiarato che la comunità internazionale dovrebbe fare di più, inasprendo le sanzioni, e che lavorerà con gli alleati europei per elaborare un piano di sostegno economico destinato a una Bielorussia democratica.

Per avere un quadro chiaro della situazione è necessario tener presente due fattori, il primo è che i rapporti tra i due blocchi nordatlantici non si risaneranno velocemente e che sono ancora molte le questioni di cui dovranno discutere, ad esempio il recente accordo commerciale raggiunto da Bruxelles e Pechino. Il secondo è che le sanzioni nei confronti della Bielorussia sono in atto da anni e che inasprirle sicuramente avrà un peso, vista anche la forte crisi economica, ma non decisivo, in quanto l’economia di Minsk è da sempre rivolta principalmente al mercato euroasiatico.

Biden sarà comunque molto attento a ciò che accade al di là dell’oceano perché, oltre alle ragioni sopra menzionate, vuole evitare che la Russia aumenti ulteriormente la sua influenza nello spazio postsovietico. Ad oggi è difficile affermare con certezza quale sarà il futuro della Bielorussia, ma un allontanamento dalla sfera d’influenza russa non sembra probabile. Bisogna anche ricordare che gli Stati Uniti, impegnati con questioni interne, sono stati completamente assenti al tavolo della mediazione dei recenti scontri nel Caucaso meridionale, a differenza di quanto accadde nel 2016 .

Sicuramente la nuova amministrazione statunitense darà il suo pieno supporto all’opposizione bielorussa, però per assistere a un cambiamento significativo della situazione attuale molto probabilmente bisognerà attendere le prossime mosse di Mosca e il suo tacito avallo a sostituire o meno Lukashenko, e con chi.

Tags: Bidenpolitica esteraStati Uniti
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Jessica Venturini

Jessica Venturini

Dopo aver concluso la laurea triennale in Mediazione Linguistica e Interculturale presso La Sapienza (in russo e romeno), decide di proseguire gli studi nella stessa università iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Economics for Development. Consegue inoltre il doppio titolo italo-kazako studiando per un anno alla facoltà di Storia della KazNU di Almaty. Ha terminato da qualche mese un master alla SIOI e ora sta svolgendo un tirocinio presso il Ministero della Transizione Ecologica, dove è impegnata nel settore della cooperazione bilaterale.

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