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Home Economia

Lukashenko vuole aiutare i cittadini baltici a lasciare i propri Paesi

di Guendalina Chiusa
25 Giugno 2022
in Bielorussia, Economia, Paesi Baltici
Tempo di lettura: 5 mins read
Lukashenko vuole aiutare i cittadini baltici a lasciare i propri Paesi

La Bielorussia permetterà l’ingresso senza visto ai cittadini lettoni e lituani per tutto il 2022. Secondo i Baltici, un pretesto di Minsk (leggasi: Mosca) per raccogliere dati e informazioni personali sensibili; secondo il governo bielorusso un’opportunità per i vicini, alla soglia della povertà, di accedere a generi di prima necessità a prezzi modici oltrefrontiera.

Nel contesto del conflitto in Ucraina si innescano anche reazioni di sponda, periferiche ma collegate al nodo principale. Come sempre, le interpretazioni sono molteplici. Le relazioni tra la Bielorussia e gli Stati limitrofi non attraversavano il loro periodo più disteso già da qualche tempo: dalla scorsa estate Lettonia, Lituania e Polonia stanno prolungando lo stato di emergenza dichiarato al confine con la Bielorussia allo scopo di arginare il massiccio flusso di migranti incoraggiato, secondo i tre Paesi europei, proprio dal regime di Lukashenko. Tuttavia, il livello di allarme era sceso sensibilmente negli ultimi mesi, complice anche la guerra in Ucraina.

Di recente però Minsk ha giocato una nuova (e inattesa) carta, suscitando la perplessità e la preoccupazione dei Baltici. A metà aprile, il Ministero degli Esteri bielorusso ha offerto ai cittadini lettoni e lituani la possibilità di entrare nel Paese senza visto. Il test, che era previsto per la durata di un mese, ha dato risultati inattesi: secondo la Guardia di Frontiera lituana, il numero di persone transitate verso la Bielorussia è triplicato. Meno significativa invece l’affluenza dalla Lettonia (dove comunque i varchi di confine non tengono traccia dei movimenti in uscita). “Questo gesto da parte della Bielorussia dimostra chiaramente la volontà del nostro Paese di mantenere buone relazioni di vicinato con gli Stati limitrofi e facilitare i contatti tra le popolazioni, nonostante le sanzioni illegali attualmente in vigore contro la Repubblica Bielorussa”, ha dichiarato il Ministero degli Esteri di Minsk. “Confidiamo che questa iniziativa possa aiutare i cittadini degli Stati vicini a comprendere la moderna Bielorussia, la sua politica e la sua economia, e ad approfondirne la cultura. Questo tipo di approccio, fondato sull’interesse delle persone comuni, può ispirare i nostri vicini occidentali, per normalizzare le relazioni e migliorare la difficile situazione nella regione”.

Secondo Minsk, a quattro giorni dall’introduzione del provvedimento sono stati registrati più di 4000 ingressi, nella prima metà di maggio addirittura 23.000. Merito anche del miglioramento della situazione pandemica: è difficile comparare questi dati con quelli del 2020 e del 2021, periodo in cui gli spostamenti sono stati fortemente colpiti dalle restrizioni sanitarie in vigore.

Due versioni della stessa storia

A Vilnius sono preoccupati per le implicazioni in fatto di sicurezza e non solo. Secondo le autorità, i dati personali dei cittadini che si recano in Bielorussia e altre informazioni sensibili potrebbero essere a rischio, al punto che è al vaglio la proposta di una campagna social per focalizzare l’attenzione dei potenziali viaggiatori sulle possibili minacce. Ma è in particolare sui motivi dell’ingresso in Bielorussia che le versioni discordano ampiamente.

Secondo i dati divulgati dalle autorità baltiche, gran parte dei viaggiatori motiva gli spostamenti con visite a parenti e amici, con picchi registrati prima di Pasqua e della festa della mamma. La maggior parte dei visitatori risiede nelle zone di confine, molti meno quelli provenienti dalle province occidentali. Molti tendono a rientrare nel proprio Paese di origine portando con sé merce acquistata in Bielorussia – frequentemente taniche di benzina, stecche di sigarette, alcolici o medicinali – in quantità irrisorie, per evitare code e dichiarazioni in dogana. Ma su questo punto la versione di Minsk presenta qualche discrepanza, e non sono sfumature: “Prendete i nostri vicini, Lituania e Lettonia, senza parlare dell’Ucraina: erano Paesi così felici. (…) Avevano tutto. E ora? Stanno lì, al confine, e chiedono di poter entrare in Bielorussia per comprare almeno la farina”, ha dichiarato Lukashenko. Alcuni commentatori russi hanno aggiunto che nei Baltici mancherebbe ogni genere essenziale, persino il sale, e che le guardie di frontiera bielorusse chiuderebbero un occhio nei confronti dei “frontalieri” europei.

Le reazioni alle dichiarazioni di Lukashenko non si sono fatte attendere. Dall’ufficio di Svetlana Tikhanovskaja, leader del movimento democratico bielorusso che si oppone al regime, hanno risposto che i veri motivi per cui la Bielorussia sta permettendo l’ingresso ai cittadini baltici senza visto sono altri da quelli dichiarati: “(Lukashenko) non vi sta invitando perché siate portavoce dei valori europei e del rispetto della democrazia, o per buoni rapporti di vicinato. Vuole che veniate e spendiate i vostri soldi. Quei soldi con cui pagate la benzina, o gli altri prodotti di prima necessità, perché qui costano meno. Questi soldi servono al regime”. In poche parole, una trovata per dare sostegno all’economia bielorussa, fortemente colpita dalle sanzioni imposte dall’Occidente. Ma anche una narrazione ad uso e consumo della propaganda ufficiale, che suggerisce uno scenario inquietante oltre il confine occidentale, con una popolazione ridotta in povertà e una carenza di beni primari.

La Lituania inoltre ha replicato che c’è anche un altro fenomeno degno di nota in atto, ma in direzione contraria: da quando le restrizioni dovute alla pandemia sono state allentate, si è verificato un massiccio afflusso di cittadini bielorussi verso le repubbliche baltiche e la Polonia. “Molti bielorussi vengono in Europa a fare spese, dato che sono in un regime “tax-free” e che l’IVA pagata gli viene rimborsata quando passano il confine”, spiegano dall’ufficio delle dogane. La pandemia aveva limitato questo tipo di spostamenti, piuttosto regolari in tempi normali.

In Lettonia e Lituania l’inflazione c’è, e si fa sentire

Ma cosa c’è di vero nello scenario descritto da Lukashenko? Certo è che Lettonia e Lituania sono alle prese con il peggiore aumento dei prezzi registrato dal 1996, con l’inflazione che ha raggiunto livelli record – in Lituania, il 16,84% lo scorso aprile. Il 23 maggio il presidente lituano, Gitanas Nauseda, ha firmato la legge di bilancio 2022, ma non ha risparmiato commenti amari, criticando il governo per la lentezza dei lavori: “i cittadini pagano le tasse per ricevere servizi migliori e un supporto tempestivo da parte dello Stato, in tempi difficili. (…) Sono scettico sulle tempistiche dell’adozione di questi provvedimenti, ma la buona notizia è che finalmente abbiamo il primo pacchetto di misure per contrastare l’inflazione previsto quest’anno”. Per mitigare gli effetti dell’inflazione, sono stati accantonati 973 milioni di euro. La nuova legge di bilancio include inoltre un aumento delle pensioni, del livello dei redditi non imponibili, oltre che risorse destinate a compensare l’impatto degli aumenti dei prezzi di gas ed elettricità sulle bollette dei cittadini, fondi per le infrastrutture comunitarie (come la Rail Baltica) e per l’accoglienza di rifugiati ucraini.

In Lettonia, secondo i dati del Central Statistical Bureau (CSB), il tasso di inflazione nel mese di aprile 2022 ha registrato un aumento del 13%, rispetto allo stesso mese del 2021 (e +2,2% solo rispetto a marzo 2022). A incidere maggiormente è stato l’aumento dei prezzi dei generi alimentari, dei trasporti, delle bevande alcoliche, del tabacco e dei prodotti importati, compresi abbigliamento e prodotti medicali. Secondo un rappresentante della Banca di Lettonia, difficilmente aprile segnerà l’apice del livello di inflazione per il 2022, che potrebbe toccare quota 18% nei prossimi mesi: “Ci aspettiamo che il tasso di inflazione rimanga in doppia cifra per tutto l’anno, e che l’aumento dei prezzi rallenti solo nel 2023”. Intanto, nel centro di Riga iniziano a comparire i primi spazi commerciali vuoti: “La pandemia si è sovrapposta alla guerra in Ucraina. Questo ha causato un notevole stress sia per i business esistenti, che per quelli potenziali”, fanno sapere dall’ufficio del sindaco. È ancora troppo presto per determinare se la mossa di Lukashenko avrà un impatto significativo sulla situazione economica – di sicuro, per il momento la reazione è ben visibile nella sfera politica.

Tags: BielorussiaLituania
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Guendalina Chiusa

Guendalina Chiusa

Coordinatrice del Desk Paesi Baltici. Laureta in Mediazione Linguistica e Culturale all'Università Statale di Milano, ha studiato a Mosca e Nizhny Novgorod. Ha conseguito un master in Relazioni Internazionali per l'Impresa Italia-Russia presso l'Università degli Studi di Bologna e uno in Economia e Gestione degli Scambi Internazionali a Milano.

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