Offrire un ritratto puntuale di Ksenija Sobčak non è semplice: si rischia facilmente di cadere in considerazioni soggettive, frutto di impressioni personali. Il suo personaggio risulta poliedrico e ricco di sfumature, come emerge già dal suo curriculum e dalle diverse esperienze che spaziano dai film TV al giornalismo.
Ksenija Anatol’jevna Sobčak nasce il 5 novembre 1981 a San Pietroburgo. Figlia di Anatolij Sobčak, sindaco di San Pietroburgo dal 1991 al 1996 (presso il quale Putin ha servito da vice), mostra presto il suo interesse per il mondo della politica e dello spettacolo. Nel 2001 si sposta a Mosca dove frequenta l’Istituto di Relazioni Internazionali (MGIMO) soprannominato da Henry Kissinger “la Harvard” della Russia. Diverse le sue apparizioni nel mondo del cinema e della televisione. Nel 2004 recita nel film Thieves and Prostitutes; nel 2006 è la protagonista di The Blonde in Chocolate, un reality show trasmesso sulla rete MTV russa. Negli ultimi tempi ha diretto la versione russa del Grande Fratello. Il suo nome è noto anche nel mondo della moda: è stata, infatti, testimonial di alcuni grandi marchi e ha lanciato una collezione di scarpe.
I primi passi nel mondo della politica risalgono al 2006, anno in cui lancia il movimento All Free a sostegno della libertà di stampa e di associazione, nonché della tutela delle minoranze. In questa occasione la Sobčak invita “i giovani a difendere i loro diritti: una lotta per i diritti può essere una festa, vogliamo farlo in un modo divertente“. Inoltre chiarisce che il movimento avrebbe portato avanti i suoi obiettivi con determinazione ma attraverso una rivoluzione democratica e nel rispetto della legge. Esso tuttavia non avrà la risonanza sperata.
Nel 2011, dopo le numerose polemiche riguardanti i presunti brogli alle elezioni per la Duma, la Sobčak si avvicina ai movimenti di opposizione e prende parte attivamente alle proteste anti-governative. La scelta di sostenere l’opposizione, nonostante la vicinanza della sua famiglia a Vladimir Putin, è per alcuni imputabile alle profonde spaccature vissute dalla società russa. Per altri, invece, non è che una strategia per aumentare la sua visibilità politica.
In quegli anni i riflettori si accendono anche sulla sua vita privata, a causa della sua vicinanza con Il’ja Jašin, convinto oppositore di Putin e leader del People Freedom’s Party. Nel 2012 il Comitato investigativo russo esegue un mandato di perquisizione dell’appartamento in cui viveva Jašin e il 15 dicembre dello stesso anno, durante una manifestazione, Ksenija Sobčak e Il’ja Jašin vengono arrestati. Sempre nel 2012 MTV Russia trasmette il primo vero talk show politico della Sobčak, che però durerà solo una puntata: la cancellazione del programma è probabilmente causata da un’intervista ad attivisti anti-Putin (anche se MTV motiverà la decisione sostenendo che i suoi spettatori non avevano mostrato un forte interesse verso il programma).
Oggi Ksenija Sobčak è uno dei volti più noti in Russia e vanta anche un importante seguito sui social (5,4 milioni i followers su Instagram). La candidatura alle Presidenziali, annunciata il 19 ottobre 2017 attraverso il suo canale Youtube (da notare i feedback negativi al video), ha provocato immediatamente reazioni molto discordanti nell’opinione pubblica russa. Secondo un sondaggio pubblicato dal Levada Center pochi giorni dopo l’annuncio, il 58% degli intervistati si è dichiarato contrario alla sua candidatura.
Il quotidiano Vedomosti ha pubblicato la versione integrale della lettera in cui la Sobčak spiega le ragioni della sua decisione e chiarisce i punti centrali del suo programma: il rafforzamento del sistema antitrust; la privatizzazione delle grandi imprese statali; l’adozione di maggiori forme di tutela per le piccole e medie imprese; l’attuazione di una riforma legislativa con lo scopo di limitare il controllo statale sui mass media; una riforma giudiziaria per garantire l’indipendenza della magistratura; l’abolizione dei finanziamenti statali alla Chiesa ortodossa. Altri punti del programma riguardano i diritti e le libertà fondamentali come la necessità di migliorare le condizioni lavorative delle donne e la fine delle discriminazioni sessuali.
Nella stessa lettera la Sobčak chiarisce che la sua è una candidatura “contro tutti”, distante da qualsiasi ideologia politica ma con l’obiettivo di dare un’alternativa a coloro che oggi non si sentono rappresentati dall’attuale classe dirigente. “Sono pronta a esprimere e difendere le mie opinioni politiche” vi afferma, aggiungendo che “Ognuno di noi può, e deve, denunciare la mostruosa corruzione che ha permeato l’intera società“. La candidata non risparmia le forti critiche al sistema: “Rifiutando di dover partecipare a elezioni controllate, imperfette e persino disoneste, non resteremo in disparte“, poiché “la storia dimostra come anche in elezioni controllate si possano verificare degli autentici cambiamenti democratici“.
Sul suo profilo Instagram la Sobčak ha anche chiesto, al “potere”, di “fermare tutte le detenzioni illegali e l’intimidazione dei sostenitori dell’opposizione. Oggi gli oppositori, me compresa, sono entrati nelle piazze della città e ognuno fa ciò che può“.
Nonostante la sua posizione polemica verso il governo, manifestata anche in occasione della crisi in Ucraina (durante la quale aveva sostenuto che l’annessione della Crimea comportava la violazione del Budapest Memorandum on Security Assurances del 1994), molti guardano con sospetto la sua candidatura. Uno dei principali motivi è legato alla relazione storica tra Putin e Anatolij Sobčak, sindaco pietroburghese (scomparso nel 2000) che partecipò con Boris El’cin al golpe dell’agosto 1991 e avviò la carriera politica di Vladimir Putin negli anni successivi. A rafforzare questa idea è il legame della Sobčak con l’alta società russa, ma anche le voci riguardanti un incontro tenutosi tra quest’ultima e l’attuale Presidente, prima dell’annuncio della sua partecipazione alle prossime elezioni.
Secondo la tesi più gettonata, la candidatura della Sobčak potrebbe essere una mossa attuata dallo stesso Cremlino sia per attirare l’attenzione degli aspiranti astensionisti verso le elezioni, sia per dare una maggiore credibilità alla contendibilità della campagna elettorale. Altri invece, evidenziando la personalità forte e ribelle della Sobčak, ritengono che la sua scelta di mettersi in gioco sia del tutto indipendente e spinta dall’intenzione di offrire agli elettori la possibilità di esercitare un “voto di protesta”, soprattutto dopo la bocciatura della candidatura di Aleksej Naval’nyj. A sostegno di questa tesi vi è la promessa della stessa Sobčak di ritirarsi dalle elezioni nel caso in cui Naval’nyj fosse stato riammesso alla corsa per la carica di Presidente (un’ipotesi comunque ormai impossibile, e già del tutto improbabile nel momento in cui è stata formulata).
Quel che è certo è che, nonostante attualmente non abbia alcuna possibilità concreta di vincere queste elezioni (i sondaggi la indicano al quarto posto con l’l% delle preferenze), la sua candidatura ha messo al centro della campagna elettorale temi importanti come la corruzione, la necessità di una maggiore partecipazione delle donne nelle istituzioni politiche, le difficoltà che incontrano i movimenti di opposizione e la conseguente crisi di legittimazione democratica di cui soffre il sistema politico russo. Se tutto questo avrà degli effetti sulla coscienza politica collettiva si potrà verificare solo nel lungo periodo.