Eccoci arrivati all’ultima puntata, a pochi giorni dall’atteso incontro elettorale russo. In queste settimane vi abbiamo presentato un identikit di tutti i candidati per cercare di comprendere non solo che tipo di partita si giocherà nei seggi elettorali il 18 marzo ma anche le aspirazioni, le opportunità e le strategie di tutti gli avversari in gioco.
L’ultimo candidato della nostra rassegna è Boris Titov, imprenditore e Commissario presidenziale per i Diritti degli imprenditori. Nasce a Mosca nel 1960 e, nel 1983, si laurea alla Facoltà di economia all’Istituto statale di Relazioni Internazionali.
Il suo nome è più conosciuto nell’ambiente economico-imprenditoriale che nella scena politica. Nel 1991 fonda la compagnia di solventi e lubrificanti Solvalub e diventa direttore esecutivo della società SVL Group. Il gruppo è destinato a crescere in modo esponenziale sul mercato, si rivolge al settore del petrolchimico e dei gas liquidi e, nel 2008, registra un fatturato di due miliardi di euro.
Oltre ai numerosi successi imprenditoriali riesce ad ottenere la stima e il rispetto negli ambienti del settore pubblico e diventa membro di diverse organizzazioni statali come il Consiglio per l’attuazione dei progetti nazionali prioritari e la politica demografica e il Consiglio sulla competitività e l’imprenditorialità. Nel 2000 viene nominato vice-Presidente dell’Unione russa degli industriali e degli imprenditori e nel 2004 Presidente della Business Russia. In questa occasione si pone in modo molto critico verso le scelte di austerità dell’allora Ministro delle Finanze Aleksej Kudrin, insistendo sulla necessità di aumentare la produzione interna, attirare investimenti e ridurre la pressione fiscale.
“Si deve implementare un nuovo modello di crescita competitivo, dando libertà agli affari, sviluppando l’iniziativa privata, sostenendo le piccole e medie imprese e creando industrie moderne che investono nel settore digitale.”
Boris Titov
I suoi passi in politica sono abbastanza recenti, soprattutto se confrontati con il percorso dei suoi avversari. Nel 2007 viene eletto membro del Consiglio Supremo di Russia Unita, inizia da qui il suo percorso spinto dalla volontà di creare un nuovo partito ispirato ai valori del liberalismo che ponesse al centro del dibattito la modernizzazione dell’economia russa. Nel 2009 nasce il Partito della crescita, forza che promuove il libero mercato, la proprietà privata e la tutela degli interessi degli imprenditori. Argomenti ripresi da Titov, durante la campagna elettorale, in seguito alla sua candidatura alle presidenziali del 2018 (potete ascoltare il discorso di Titov qui).
Il programma, denominato “Strategia della crescita”, è stato elaborato con il Club di Stolypin, un gruppo di imprenditori ed economisti che si pone in modo molto critico sulle strategie del Governo tra cui la tendenza ad usare come ancora per lo sviluppo economico l’aumento del prezzo delle materie prime: “Oggi in Russia abbiamo un compito e anche un debito verso il Paese per cambiare l’economia verso nuove forme di sviluppo. Noi, Club di Stolypin, siamo costretti ad intervenire perché il Governo sceglie un altro modo: la minimizzazione degli sforzi sperando in un nuovo aumento dei prezzi del petrolio. Questa politica, nel migliore dei casi, può fornire alla Russia non più di una crescita annuale del PIL del 2%.Si deve implementare un nuovo modello di crescita competitivo, dando libertà agli affari, sviluppando l’iniziativa privata, sostenendo le piccole e medie imprese e creando industrie moderne che investono nel settore digitale.”
Le proposte ruotano quindi intorno alla necessità di modificare le fondamenta della politica economica attraverso: la riduzione degli interessi dei prestiti per la produzione; la possibilità per i cittadini di ottenere un mutuo economico del 5% per stimolare la crescita; la limitazione del monopolio naturale attraverso il controllo delle tariffe; il sostegno dello sviluppo del settore industriale attraverso la realizzazione del programma “100 progetti prioritari” che contribuirebbe alla nascita di nuove figure professionali; l’accesso ai farmaci e all’assistenza sanitaria alle famiglie meno abbienti. Per raggiungere questi obiettivi è necessario, secondo Titov, la riorganizzazione dell’amministrazione finanziaria, che potrebbe portare al Tesoro un risparmio di 700 miliardi di rubli, e una riforma delle istituzioni con la creazione di un quartier generale, separato dal Governo, a cui affidare l’elaborazione e la gestione delle riforme economiche.
In politica estera si è distinto per l’innovativa proposta di creare in Crimea una Cripto Valley seguendo l’esempio del modello Svizzero con sede a Zug. In questo modo, secondo Titov, si tirerebbe fuori la Crimea dall’isolamento finanziario che grava sull’economia e lo sviluppo della regione.
Nonostante i sondaggi lo indichino addirittura al di sotto dell’1%, la candidatura di Titov svolge una funzione che ricorda quella della sua avversaria Ksenija Sobčak, in quanto pone al centro del dibattito questioni di grande importanza. In diverse occasioni ha insistito sulla forza dell’imprenditoria femminile e sulla necessità di creare nuove forme di urbanizzazione per superare il dislivello economico tra i grandi poli urbani e le periferie, spingendo verso nuovi modi di pensare l’economia.