Il presidente americano Donald Trump ha siglato il provvedimento, entrato in vigore da poco più di una decina di giorni, che impone dazi del 25% sulle importazioni dell’acciaio e del 10% su quelle dell’alluminio. La scelta, da quanto affermato dallo stesso presidente, si fonderebbe sul fatto che l’industria americana è stata devastata dalle pratiche commerciali straniere. Una forma di protezionismo, quindi.
Di per sé, l’importanza economica di queste misure non dovrebbe essere esagerata, in quanto si tratta di una minima percentuale dei prodotti siderurgici che vengono importati dagli USA. Le maggiori preoccupazioni si presentano, al contrario, a livello politico. Infatti, se si prendono in considerazione le esenzioni ai dazi che gli USA hanno accordato a Australia, Canada e Messico, sembra chiaro che Trump stia mandando un messaggio di tipo prettamente politico ad alcuni destinatari determinati. Si tratterebbe, precisamente, di Unione europea, Cina e Russia.
Di per sé, l’importanza economica di queste misure non dovrebbe essere esagerata, in quanto si tratta di una minima percentuale dei prodotti siderurgici che vengono importati dagli USA. Le maggiori preoccupazioni si presentano, al contrario, a livello politico.
L’Unione europea ritiene deplorevole la misura dei dazi decisa dal presidente americano. Nonostante al momento sia assolutamente contraria a intraprendere una guerra commerciale, l’Unione tuttavia dichiara di non poter assolutamente accettare questo comportamento aggressivo degli Stati Uniti senza reagire. Tuttavia, l’Unione europea sembra avere un attimo di respiro, in quanto una successiva dichiarazione di Trump, risalente allo scorso 29 marzo, ha bloccato l’applicazione dei dazi nei confronti del continente europeo. Il presidente americano ha fatto riferimento all’inopportunità di colpire, per il momento, dei paesi alleati. Ciò non significa, però, che la minaccia dei dazi sia da dimenticare. Al contrario, lo stesso Trump afferma che gli scambi commerciali tra le due sponde dell’Atlantico sono sproporzionati, viste le tariffe imposte dall’UE ai prodotti americani. Da queste dichiarazioni si evince come l’obiettivo americano sia quello di riequilibrare la bilancia commerciale a proprio favore.
Per quanto riguarda la Cina, il governo ha risposto duramente alle misure americane con l’introduzione, soltanto un paio di giorni fa, di dazi su 128 merci statunitensi e si dichiara pronta per una guerra commerciale contro Washington, come si evince dalle dichiarazioni poste in essere dall’ambasciatore Cinese a Washington Cui Tiankai.
La posizione che merita uno studio più approfondito è sicuramente quella della Russia. La mossa della Casa Bianca, infatti, sembra essere contraria a quell’apertura verso il Cremlino che lo stesso Trump ha cercato di proporre a livello mediatico. Ma, al di là di questa considerazione, quali sono le ripercussioni dei dazi americani sull’economia russa?
Il vice primo ministro russo, Arkadij Dvorkovič, afferma che vi saranno dei danni arrecati alla Russia a causa dei nuovi dazi decisi dagli Stati Uniti, anche se non di grande portata. Infatti, secondo lui, i danni maggiori saranno affrontati dall’Unione europea e dalla Cina. Soprattutto, non si temono danni a lungo termine a discapito dei produttori di acciaio e di alluminio.
Per quale motivo i dazi americani non fanno così tanta paura alla Russia? La risposta risiede nel fatto che, secondo il governo russo, è tutto sommato facile reindirizzare questo tipo di prodotti verso altri mercati. Inoltre, nonostante la maggiorazione dei costi per i produttori russi nell’esportazione verso gli USA, l’aumento del prezzo degli stessi all’interno del territorio russo è sufficiente a colmare questa perdita. Per questo, Vladimir Lisin, a capo del gruppo siderurgico NLMK (Novolipetsk steel), afferma di non avere alcuna intenzione di abbandonare il mercato americano, almeno per il momento.
Nulla da temere, sembrerebbe. Tuttavia, non si dimostra dello stesso avviso Dmitrij Peskov, il portavoce di Putin. Egli, infatti, dichiara di condividere l’estrema preoccupazione dimostrata dai paesi europei e ritiene che la situazione attuale meriti la massima attenzione.
Dmitrij Peskov, portavoce di Putin, condivide l’estrema preoccupazione dei paesi europei.
Si gioca tutto a livello politico, quindi. Mosca ha infatti annunciato l’adozione di misure di ritorsione, con l’istituzione di dazi contro gli Stati Uniti. Secondo il vice ministro dell’industria e del commercio russo Viktor Evtuchov, infatti, i dazi verranno istituiti a breve. Evtuchov chiede che la risposta russa sia realmente significativa e ritiene che vi sia una strategia precisa dietro alle misure statunitensi: quella di introdurre dazi contro tutti e successivamente ammorbidirli a fronte di vantaggi per il paese. Il vice ministro degli esteri russo Aleksandr Gruško, d’altro canto, afferma che la Russia non riesce a capire le intenzioni degli Stati Uniti nei suoi confronti e che cosa vogliono ottenere.
Per questi motivi, verranno avviate nei prossimi giorni delle negoziazioni tra le due potenze e successivamente la Russia si rivolgerà all’organo giurisdizionale dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), di cui è membro soltanto dal 2012, così come sembra intenzionata a fare anche l’Unione europea. Non resta altro da fare se non attendere le prossime mosse del Cremlino per giudicarne la portata.