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Home Politica estera russa

Al G7 di Toronto si è parlato molto della Russia, senza la Russia

di Giusy Monforte
24 Aprile 2018
in Politica estera russa, Relazioni internazionali 2018
Tempo di lettura: 3 mins read
g7-toronto.jpg

​«Nel bene o nel male, purché se ne parli» diceva Oscar Wilde, ed è forse quello che in queste ore stanno pensando i sostenitori della Russia che, nonostante l’esclusione dal G7, è stata la protagonista indiscussa delle danze diplomatiche che si sono tenute a Toronto il 22 e il 24 Aprile.

L’incontro, dal nome “Building a More Peaceful and Secure World“, ha visto la partecipazione dei Ministri degli Esteri e della Sicurezza di Canada , Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti; esso precede il vertice del G7 che si svolgerà in Canada l’8 e il 9 giugno 2018. I temi che sono stati posti all’ordine del giorno riguardano le principali preoccupazioni in tema di sicurezza e stabilità internazionali come la questione siriana, il conflitto israelo-palestinese, la grave situazione dei musulmani Rohingya in fuga dal Myanmar, la regressione democratica in Venezuela e il braccio di ferro diplomatico con la Corea del Nord. Inoltre particolare attenzione è stata rivolta al terrorismo e ai rischi legati all’uso delle nuove tecnologie.

Ricordiamo che nel 2017 la Russia, membro del G8 dal 1997 al 2014, aveva dichiarato l’abbandono permanente del summit, dopo essere stata sospesa nel 2014, in seguito al suo coinvolgimento nell’annessione della Crimea e nella guerra in Ucraina. Tuttavia, nonostante l’uscita formale della Russia, nel corso della riunione si è discusso ampiamente delle questioni che ruotano intorno alla sua condotta rendendola nei fatti la protagonista del dibattito politico.

Proprio con riferimento alla crisi ucraina i partecipanti hanno avanzato la possibilità di avviare un gruppo di lavoro con il compito di rafforzare le sanzioni contro la Russia in seguito alle gravi accuserivolte a Mosca di ingerenza negli affari interni e di violazione del diritto internazionale. Il gruppo ha dichiarato il sostegno unanime a Kiev per la risoluzione del conflitto, nonostante il Presidente Vladimir Putin abbia più volte ribadito che dopo il referendum del 2014, a cui è seguita l’annessione della Crimea, considera la questione definitivamente chiusa.

Oltre alla dura condanna sull’Ucraina non è mancata nell’ordine del giorno la vicenda che ha visto come protagonisti Sergej Skripal’ e la figlia Yulia, che il 4 Marzo sono stati trovati semi-incoscienti a Salisbury, e che ha portato ad additare la Russia come l’unica responsabile, rimarcando la scia del caso Litvinenko del 2006. Nonostante ad oggi non ci siano prove schiaccianti che confermino il coinvolgimento della Russia, i Ministri hanno trasmesso a Mosca la richiesta ufficiale di fornire informazioni sulla sostanza chimica utilizzata nel tentativo di avvelenare Sergej Skripal’: “Esortiamo la Russia a rispondere immediatamente a tutte le domande relative all’incidente di Salisbury, e inoltre vi chiediamo di rispettare le norme previste dalla Convenzione per la proibizione delle armi chimiche.” Il caso Skripal’ ha inevitabilmente causato un inasprimentodelle relazioni diplomatiche e il Ministro degli Esteri canadese Chrystia Freeland,in occasione dell’incontro di Toronto,ha definito il comportamento della Russia inaccettabile:”Condividiamo tutti le profonde preoccupazioni che scaturiscono da un ampio spettro di comportamenti inaccettabili, tra cui l’attacco spregevole al gas nervino nel Regno Unito”.

Il ministro degli esteri russo Lavrov ha definito il G7 la piena rappresentazione della russofobia

Cupcake Ipsum, 2015

La Russia è stata anche al centro delle preoccupazioni sui rischi derivanti dall’uso delle nuove tecnologie e dei social network. Il sospetto è che Mosca sia riuscita, con l’utilizzo strategico di Facebook e delle altre piattaforme, ad influenzare gli elettori occidentali attraverso la diffusione di notizie false. I sospetti che gravano sulla Russia, se fondati, comporterebbero non poche conseguenze in quanto sarebbero un vero e proprio tentativo di “interferire nei sistemi democratici degli altri Paesi” e la chiara dimostrazione della mancata volontà russa di costruire un sistema di relazioni diplomatiche costruttive e stabili.

Il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, durante la sua visita in Cina negli stessi giorni del forum di Toronto, ha definito il G7 la piena rappresentazione della russofobia e ha dichiarato che la Russia, oltre a restare ferma sulle sue posizioni, provvederà entro la fine di maggio ad elaborare delle contro-sanzioni.

Nonostante i toni molto duri verso la Russia, il Gruppo dei sette ha manifestato, allo stesso tempo, la volontà di risolvere le tensioni attraverso il ritiro delle sanzioni nel caso in cui la Russia accettasse di aderire agli Accordi di Minsk. Inoltre, nelle dichiarazioni conclusive del summit, si legge: “Continueremo a collaborare con la Federazione Russa per promuovere risoluzioni condivise alle crisi regionali e ai problemi globali”.

La Russia è un interlocutore fondamentale nello scenario internazionale, e lo è senza alcun dubbio sul piano della sicurezza, sia per il ruolo militare che per il peso diplomatico che ha assunto dopo la crisi siriana nella gestione della crisi in Medio Oriente. Lo stesso Putin ha dichiarato che i leader dei Paesi occidentali gli hanno fatto sapere di non avere la reale intenzione di escludere la Russia dal dialogo.


Tags: DiplomaziaG7LavrovSkripal
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Giusy Monforte

Giusy Monforte

Giusy Monforte nasce e vive a Catania. Dopo aver conseguito una Laurea di primo livello in Relazioni Internazionali si sposta a Napoli dove potrà approfondire la sua passione per la politica internazionale. In seguito si laurea all’Orientale di Napoli al corso di studi Magistrale in Studi Internazionali con una specializzazione in Islam e Medio Oriente. Ha collaborato con il sito di approfondimento politico “L’Indro” e con la rivista di geopolitica Eurasia.

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