Come in ogni evento di livello mondiale, la costruzione delle infrastrutture necessarie ha presentato ritardi e altri imprevisti. Alla fine sono stati tutti risolti, e la Russia è pronta ad ospitare al meglio le partite dei Mondiali. La qualità delle strutture che ospiteranno gli incontri sarà uno dei principali parametri sui quali si giocherà la riuscita o meno dell’intero evento.
In Russia gli attesissimi Mondiali di Calcio del 2018 stanno per iniziare: la partita di apertura (Russia – Arabia Saudita) è fissata per il 14 giugno.
Il governo russo ha fatto l’impossibile per arrivare pronto a questo rilevantissimo appuntamento internazionale, sportivo e politico, e per proiettare l’immagine di una Russia moderna, aperta, tecnologica al numerosissimo pubblico atteso; soprattutto in un momento così critico vista l’azione estera del Cremlino. Una dei più importanti parametri attraverso i quali il Paese sarà giudicato dall’opinione pubblica e sportiva internazionale sarà il livello e la condizione delle infrastrutture realizzate per l’occasione.
Se da un lato ospitare competizioni sportive a livello mondiale è motivo di vanto e di orgoglio per un Paese,sovente queste risultano essere un fardello per le finanze pubbliche che sempre meno Paesi possono permettersi. Il Presidente Putin ha voluto cogliere la grande occasione offerta dei Mondiali per porre la Russia, ancora una volta, al centro dell’attenzione pubblica mondiale. Tuttavia il processo organizzativo è complesso e, come spesso accade, si sono verificati ritardi e imprevisti. Negli ultimi mesi sono emerse numerose critiche circa la qualità delle costruzioni e i pesanti ritardi accumulati rispetto alla tabella di marcia.
Le critiche sono cresciute fino a costringere Putin ad un intervento a gamba tesa per rassicurare l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori. In una conferenza stampa nell’ottobre 2017 il Presidente ha detto di essere soddisfatto dello stato generale dei lavori, aggiungendo inoltre che i ritardi accumulati a quel punto non sono ancora “critici”. Infine ha lanciato anche una sorta di monito agli ingegneri e ai responsabili coinvolti nelle operazioni: “Se ci si rilassa, non finiremo in tempo i lavori. Risolvere i problemi all’ultimo minuto è la cosa più difficile”.
L’intero progetto prevede la realizzazione e l’utilizzo di 12 stadi in 11 città russe – Mosca, San Pietroburgo, Soči, Kazan, Saransk, Kalinigrad, Volgograd, Rostov sul Don, Nižnij Novgorod, Ekaterinburg e Samara.
Tra i progetti più futuristici e avanzati spiccano, ovviamente, quelli realizzati nella città di Mosca e San Pietroburgo.
Di seguito, gli stadi più importanti e quelli che hanno fatto più discutere:
Stadio Lužniki, Mosca. Inizialmente intitolato Stadio Centrale Lenin, è un monumento alla storia dello sport sovietico. Costruito in soli 450 giorni tra il 1955 e il 1956 – nel pieno di quel periodo in cui Chruščëv denunciò Stalin facendo appello, appunto, alla dottrina originaria leninista – voleva rappresentare le crescenti ambizioni dell’URSS di competere con gli USA non solo a livello militare ed economico, ma anche a livello di soft power, sport, cultura. I suoi spalti, dalla capacità di 100.000 posti, oggi ridotta a poco più di 80.000, sono stati testimoni delle imprese sovietiche durante le Olimpiadi del 1980 e di molte finali di campionati e discipline internazionali nel corso dei decenni. E’ su questo campo che si giocherà la finale domenica 15 luglio.
Samara Arena, Samara. Uno dei progetti più travagliati. Inizialmente lo stadio avrebbe dovuto essere situato nell’isola deserta a sud della città, ma dopo molte critiche da parte dell’opinione pubblica locale, e i costi crescenti del progetto, si è deciso di realizzare lo stadio nella zona a nord. Lo stile architettonico dell’arena rimanda alla vivace industria aerospaziale della regione; alla fine dei Mondiali sarà rinominata Cosmos Arena ospitando la squadra locale dei Kryl’ja Sovetov che attualmente giocano al Metallurg Stadium. L’arena di Samara è stata al centro delle critiche per i ritardi accumulati nella sua costruzione. Il Ministro dello Sport aveva garantito che i lavori sarebbero terminati in tempo, e che ulteriori accordi con le imprese responsabili del progetto erano già stati conclusi. L’arena, infine, è stata completata solamente due giorni prima della partita di inaugurazione dello stadio.
Stadio di Kaliningrad, Kaliningrad. Situato nell’exclave russa di Kaliningrad, incuneata tra Polonia e Lituania, tale stadio risponde alle esigenze, interne ed esterne, della Russia di dare la giusta rilevanza a una comunità russa tante volte percepita come isolata dalla madrepatria ma strategicamente fondamentale per la proiezione russa verso l’esterno. La realizzazione dello stadio è stata al centro di una serie di vicende che ne hanno ritardato la realizzazione; non da ultimo la bancarotta dell’impresa responsabile del progetto iniziale. Ideata per ospitare 45.000 persone, la struttura è stata successivamente ridotta fino al numero di 35.000 posti a sedere. Dopo i Mondiali lo stadio sarà il campo di allenamento della squadra di seconda serie dei Baaltica Kaliningrad, il cui seguito la stagione passata si è attestato intorno ai 3.500 spettatori per partita.
Tra le strutture realizzate per il campionato mondiale, l’Arena di Mordovia di Saransk ha suscitato critiche e curiosità per la sua rassomiglianza con il FNB Stadium di Johannesburg . Lo stadio russo, realizzato a partire dal 2010, anno in cui il suo “corrispettivo” sudafricano era già stato terminato, si presenta quasi esattamente identico a tale arena, compresa la fantasia sulle pareti esterne. Un caso curioso che non ha mancato di suscitare un commento ironico da parte degli architetti responsabili del progetto sudafricano che dicono di non poter provare che il progetto sia stato copiato, ma al massimo ispirato al loro, aggiungendo che: “copiare è la più alta forma di adulazione”.
Il caso dell’Arena di Ekaterinburg. A Ekaterinburg è presente uno degli stadi storici russi. Proprio per questo motivo, il progetto di ammodernamento dello stadio non ha intaccato l’aspetto esterno dello stesso. Purtroppo però, così facendo, la struttura non presentava i requisiti minimi per poter ospitare partite del campionato mondiale; si è deciso, così, di aggiungere degli spalti esterni allo stadio creando un effetto alquanto bizzarro, che ha attirato l’attenzione della stampa e del pubblico.
Nel complesso dedalo delle procedure d’assegnazione degli appalti, ha fatto notizia la presenza del colosso delle costruzione riconducibile a Gennadij Timčenko, uomo d’affari russo che può vantare uno stretto legame di amicizia con il Presidente. La sua impresa, la Volga Group, si è aggiudicata la costruzione di diverse infrastrutture, tra cui gli stadi di Volgograd e Nižnij Novgorod. Tuttavia, anche in questo caso i lavori sono andati per le lunghe: alla fine lo stato russo ha deciso di prendere una posizione forte e agire per vie legali per far valere la propria posizione. Il Ministero dello Sport russo ha deciso di presentare dunque sei diverse istanze, dal valore complessivo di 3 milioni di rubli, verso le compagnie responsabili di varie infrastrutture al fine di multarle e recuperare parte dei costi in eccesso dovuti a ritardi o mancanze nella consegna delle strutture previste. Tra queste:
- Stroytransgaz (la società STG appartiene al Volga Group di Gennadij Timčenko), responsabile della costruzione degli stadi a Volgograd e Nižnij Novgorod.
- PSO Kazan (di proprietà dell’uomo d’affari Ravil Ziganšina), responsabile della costruzione degli stadi a Saransk e Samara
- Sinara Development (facente capo al magnante della metallurgia Dmitrij Pumpyanskij), incaricata della costruzione dello stadio a Ekaterinburg.
- Crocus international (parte del gruppo Crocus Araz Agalarov), responsabile della costruzione degli stadi di Kaliningrad Rostov sul Don.
A poco più di due settimane dal calcio d’inizio dei mondiali il lavoro negli stadi è terminato. I ritardi e gli imprevisti sopraggiunti negli ultimi mesi sono ormai alle spalle e le autorità russe stanno ultimando i preparativi per presentarsi al mondo nella migliore veste possibile. Una volta suonati i tre fischi finali della finale, e finiti i festeggiamenti, un’altra sfida attenderà il governo di Mosca: riuscire a riconvertire gli stadi in modo da garantire il migliore impiego possibile per queste strutture.