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Visti dal Cremlino

di Claudia Ditel
8 Giugno 2018
in Peredacha, Politica estera russa
Tempo di lettura: 8 mins read
Sala_del_Consiglio_dei_Ministri_Palazzo_Chigi_Roma.jpg

Come ha reagito la Russia ai cambiamenti di Palazzo Chigi

​ Eccoci alla seconda puntata della rubrica Peredača a cura della nostra Claudia Ditel.

L’amicizia con Putin che spaventa Bruxelles

​Dopo 87 giorni di consultazioni, in Italia la nuova squadra di governo si presenta al completo il 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica. L’aria che tira in Europa è di allarmismo per il nuovo esecutivo dai toni ostili per quanto riguarda l’Unione Europea. L’esecutivo giallo–verde si aggiunge all’onda dei populismi crescenti di Orbán e Le Pen e fa sussultare Bruxelles. Un elemento chiave che unisce le due sfumature del nuovo governo è l’atteggiamento di apertura nei confronti del presidente Putin, che, almeno in base a quanto dichiarato dai rispettivi leader, dovrebbe esplicarsi con il ritiro delle sanzioni antirusse, delle quali per altro la scadenza per il rinnovo, prevista per il 31 luglio, non è affatto lontana. Ma cosa si aspetta la Russia dal governo Conte? Lo ritiene davvero una svolta e un partner credibile nello scacchiere europeo? Qui di seguito una rassegna stampa sulle fonti russe dell’ultima settimana, che hanno seguito con attenzione gli avvenimenti – o gli sconvolgimenti – nel nostro Paese.

Un elemento chiave che unisce le due sfumature del nuovo governo è l’atteggiamento di apertura nei confronti del presidente Putin.

by Author

​I titoli russi si sono in gran parte concentrati sulle dichiarazioni dei nuovi leader italiani rispetto alla questione delle sanzioni. Il Vesti, il 5 giugno, intitola il suo articolo “Il nuovo governo dell’Italia è contro le sanzioni antirusse”, il quale riporta le dichiarazioni di Conte in attesa del voto di fiducia alle camere. Il nuovo premier sin dai primi momenti ha abbracciato la linea politica già tracciata dal vice premier Salvini in campagna elettorale. Nel suo discorso per la fiducia al Senato ha sottolineato come l’Italia rimane aperta nei confronti della Russia, di cui peraltro ne ha riconosciuto la crescente assertività nella politica internazionale, in particolare nelle aree di crisi in Ucraina e in Siria. Ha aggiunto anche che le relazioni con l’Alleanza Atlantica rimarranno cooperative, così come quelle in generale con gli Stati Uniti, che ha definito “un partner tradizionalmente privilegiato”.

Realista è l’opinione di Timofej Bordačev, direttore del Centro per gli Studi Internazionali e sull’Integrazione Europea della Facoltà di Economia e Politica Mondiale di Mosca, che viene riportata dal REGNUM il 4 giugno. È improbabile, secondo l’esperto, che i nuovi politici italiani mantengano in toto le promesse fatte all’elettorato, specialmente riguardo l’uscita dall’Eurozona. Secondo l’esperto, gli stessi cercheranno piuttosto di stabilire delle relazioni più solide con la Russia ed avere più potere negoziale con Bruxelles.

In generale, quello che l’opinione russa in parte si aspetta dagli eventi futuri è un progressivo deterioramento delle relazioni nella zona euro atlantica, come si può leggere nell’articolo pubblicato dal Vzglijad, secondo il quale la contingenza di una serie di dinamiche, in ultimo la svolta in Italia, hanno portato all’attuale e sempre più marcata divergenza tra le due sponde dell’Atlantico. In primo luogo la crescente diffidenza degli Europei nei confronti di Trump, il quale, dopo il ritiro dal JCPOA, ha inflitto un duro colpo alle imprese europee. Le imprese italiane soffriranno in maniera significativa per la decisione di Trump, considerando che nel 2017 l’Italia è salita a primo partner commerciale con l’Iran tra i Paesi Europei. In aggiunta, i dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, che da domenica 1 giugno hanno iniziato a produrre i loro effetti, alimentano il clima di sfiducia nei confronti dei partner europei.

​Una crescente diffidenza degli europei nei confronti di Trump.

​Altra questione che potrebbe portare ad un ulteriore divergenza tra Europa e Stati Uniti è la costruzione del Nord Stream 2, che rifornirebbe l’Europa approdando a Berlino, progetto ora sostenuto anche dall’Austria. Insomma, sono sempre meno gli incentivi a cooperare con l’America di Trump, mentre la Russia tiene legati al giogo della trattativa i governi europei con la prospettiva di nuove forniture di gas, condizione che ha fatto ammettere a Jucker che “c’è bisogno di rafforzare i legami con la Russia”. In questo clima di ambiguità, la formazione di un governo italiano filoputiniano potrebbe ancor di più far pendere l’ago della bilancia a favore della Russia. Con ogni probabilità Mosca farà leva sull’Italia per favorire questa tendenza in un momento così incoraggiante poiché, se è azzardato parlare di un collasso dell’Eurozona, un rafforzamento dei partiti euroscettici nelle elezioni europarlamentari del prossimo anno è più che probabile.

I giornali russi non hanno mancato di commentare l’opinione espressa da Soros in occasione del Festival di Trento, come riportata infatti dal REGNUM il 4 giugno. Le dichiarazioni dell’imprenditore Soros in parte riflettono il clima di tensione che si respira in Europa. “Putin vuole dominare l’Europa”; “non la vuole distruggere, ma vuole sfruttare al massimo le sue risorse, sul modello dell’economia russa”. Soros considera Putin una tra le maggiori minacce per l’Europa e percepisce i legami tra Salvini e il Presidente russo una concreta possibilità, in quanto, secondo lui, difficilmente il nuovo governo avrà un cambio di rotta in riferimento all’apertura verso la Russia, essendo questo forse l’unico elemento su cui poggia l’alleanza di governo. Inoltre accusa Salvini di aver ricevuto una serie di finanziamenti dalla Russia a sostegno della sua campagna elettorale.

“Putin vuole dominare l’Europa”; “non la vuole distruggere, ma vuole sfruttare al massimo le sue
risorse, sul modello dell’economia russa”.

Soros

​ Gli scambi segreti, denunciati da Soros, vengono smentiti da Oleg Barabanov, membro del think tank moscovita Valdaj Club e ricercatore presso l’Istituto di Studi europei dell’Università di Mosca Mgimo. In un’intervista rilasciata per Repubblica, egli riconduce l’origine dell’astio dell’imprenditore alla fine degli anni Novanta, quando termina la collaborazione a Mosca della Open Society Foundation di Soros, con l’insediamento di Putin al Cremlino. Barabanov ritiene che l’Italia non costituirà comunque una pedina russa in Europa, ma che i legami amichevoli con Mosca rimarranno tali, come di tradizione e come infatti è stato durante il governo Renzi e ancor di più con quello Berlusconi. La differenza con questo governo, aggiunge, sta nella possibilità di utilizzare la narrativa intorno alla questione della Crimea anche per giustificare quella di alcuni partiti separatisti nel Nord Italia, cosa che ci fa pensare ad esempio alla Lega di Zaia in Veneto.

Stop alle sanzioni: uno sguardo da Kiev

​ Allo stesso modo in cui la promessa di abolire le sanzioni esaudisce la volontà del Cremlino, la stessa non può che preoccupare il governo di Kiev. A questo proposito vale la pena fare un paragone con la stampa ucraina e nello specifico con l’opinione di Oleg Vološin, esperto di relazioni internazionali, la quale è stata pubblicata sul Novoe Vremja di Kiev. Vološin ritiene che il governo Italiano si atterrà alla linea proposta nei confronti della Russia, dato un forte appoggio dell’elettorato che il nuovo governo non può permettersi di perdere ed ignorare. “L’unico vero punto di forza di questo governo” spiega “è il forte sostegno dell’elettorato”. Rimane scettico riguardo la possibilità di un ritiro dall’Eurozona, ma pensa che il governo procederà con un’ opposizione alle sanzioni antirusse. L’articolo si concentra poi su quella che è una figura importante per la piega che prenderanno i rapporti tra Roma e Kiev, vale a dire il nuovo ministro italiano degli Affari Europei. Il quotidiano traccia un breve profilo di tale ministro (Paolo Savona, 81 anni, di cui s’è parlato molto qui in Italia) preceduto da un curriculum che pesa: professore di economia alla Luiss Guido Carli ed ex Presidente di Confindustria tra i vari titoli. Sebbene sia contrario alle politiche dell’Eurozona, la prospettiva di un “Italexit” rimane comunque lontana. Nonostante ciò, non è un sostenitore dell’austerity di Berlino e, come riporta il medesimo articolo, in passato non ha mancato di paragonare la Cancelliera Angela Merkel ad Hitler, dichiarazione che ha fatto discutere anche in Ucraina. Inoltre si sottolinea che entrambi i candidati alla leadership, Salvini e Di Maio non possiedono un “pieno grado di istruzione”, intendendo con questa affermazione la mancanza di un diploma di laurea. Analogamente alla Novaja Gazeta, che così intitola un’analisi sul nuovo governo populista italiano: “Ministri con il portafoglio, ma senza diploma”.

​Paolo Savona è il nuovo ministro italiano degli Affari Europei.

Una politica interna che suscita perplessità

​ Il 4 giugno, la testata russa Politicom riporta che i mercati finanziari hanno agito stranamente in maniera positiva al nuovo esecutivo in Italia: “meglio una fine orribile, che un orrore senza fine” è il commento con cui si conclude l’articolo, alludendo al grande punto interrogativo di fronte alla sovrapposizione di due opposte strategie politiche, soprattutto per quanto riguarda la politica interna. Da una parte, una significativa riduzione delle tasse di cui beneficeranno principalmente le imprese, dall’altra l’introduzione di un reddito universale pari a 700 euro mensili per i lavoratori poveri e per i disoccupati, nonché l’abolizione della riforma sulle pensioni del 2011 con la riduzione dell’età pensionabile. Queste sono le politiche più ambiziose del nuovo governo, che andranno a pesare sul già elevato deficit di bilancio del Paese. Il costo delle nuove politiche economiche è di 5 miliardi di euro solo per le riforme nel sistema pensionistico, 16 miliardi per garantire il reddito minimo e intorno ai 60 miliardi di euro per la realizzazione della flat tax, con un valore complessivo di oltre 80 miliardi. Gli enormi costi, che andranno a gravare sull’alto debito pubblico, lasciano l’opinione pubblica internazionale scettica riguardo la riuscita delle politiche economiche proposte dal nuovo governo. L’Italia ha intenzione di chiedere a Bruxelles un rilassamento delle politiche di bilancio nei confronti dell’Italia, una linea più dura sulla politica migratoria e la cancellazione delle sanzioni contro la Russia, ma allo stesso tempo dovrà fare i conti con il cambio la sostituzione di Draghi alla guida della BCE il prossimo anno.

Governo Conte: Putin guadagna terreno in Europa

​In sintesi quello che emerge dalla stampa russa e ucraina a partire dall’insediamento del nuovo governo è un’attenzione per il nuovo orientamento pro Putin. Naturalmente una differenza emerge tra le aspettative ucraine e quelle russe, in quanto Kiev spera in un passo indietro dell’esecutivo italiano rispetto alla Russia ed un passo in avanti verso Bruxelles.

Gli occhi della Russia in particolare sono puntati sull’Italia, ma in generale il nuovo governo ha addosso i riflettori di tutto il mondo. Al di là delle dinamiche interne, nemmeno la politica estera italiana si prospetta credibile quanto piuttosto ambivalente , almeno per ora, con i leader che da una parte devono far fronte ad un elettorato contrario alle sanzioni, ma che inevitabilmente modereranno i toni di fronte a Bruxelles. Il Cremlino accoglie positivamente il governo Conte, ma non crede minimamente che il connubio giallo–verde porti l’Italia fuori dall’euro. Non si esclude, in ogni caso, che Mosca cercherà di sfruttare l’apertura italiana su base bilaterale per cercare di ammorbidire il sentimento antirusso nel contesto europeo.

Tags: CremlinoelezioniItalia
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Claudia Ditel

Claudia Ditel

Claudia nasce a Sassari nel 1994 e nel 2013 si trasferisce a Napoli per studiare Relazioni Internazionali e russo all’Orientale, dove si laurea con una tesi sulla prospettiva della Russia rispetto alla creazione di un esercito europeo. La passione per gli studi sulla Russia la porta a intraprendere un progetto di volontariato nella città di Yaroslavl nell’estate del 2016 e a continuare il percorso di studi all’Università Alma Mater di Bologna, Campus di Forlì, dove attualmente è iscritta al primo anno del MIREES (Master of Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe). Con entusiasmo ho deciso di contribuire a far crescere il progetto Russia 2018, che considero un’iniziativa credibile e originale, perché sulla Russia c’è sempre tanto da dire ma non è mai abbastanza.

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