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Home Geopolitica

Lavrov da Seoul lancia segnali agli Usa (e alla Cina)

di Redazione
2 Aprile 2021
in Geopolitica, Russia
Tempo di lettura: 7 mins read
Lavrov da Seoul lancia segnali agli Usa (e alla Cina)

La visita del ministro degli Esteri russo in Corea del Sud è più importante di quanto sembri, e non solo per gli accordi bilaterali in discussione. In gioco vi è l’influenza in una regione dal peso crescente, dove Mosca non vuole figurare come un attore subalterno a Pechino, né teme di sfidare le tradizionali alleanze di Washington.

La presidenza Biden muove le prime pedine nel confronto con Russia e Cina. Seguita a ruota dai soci europei, brandisce la difesa dei diritti umani come vessillo per colpire i suoi rivali strategici. Prima il presidente americano  con molta nonchalance dà dell’assassino a Putin, poi il segretario di Stato Blinken nel vertice ad Anchorage accusa frontalmente Pechino su Xinjiang, Tibet, Taiwan e Hong Kong, spingendo su tutte le furie i cinesi. Non potendo fare altrimenti, Pechino e Mosca si stringono l’un l’altra come dimostrano le dichiarazioni al termine dell’incontro Lavrov – Wang Yi[1] (sua controparte cinese). Ma la diplomazia russa non si è fermata qui. Il viaggio del ministro degli Esteri non si è concluso nell’Impero di mezzo ma ha avuto come tappa successiva la Corea del Sud. Le tempistiche sono importanti. Oltre agli accordi economici, strizzando l’occhio a Seoul sono due i messaggi che Mosca ha voluto mandare.

Atterrato il 24 marzo dopo un volo diretto Pechino-Seoul, sul quale ha festeggiato il suo settantunesimo compleanno, Lavrov ha rilasciato subito parole al miele alla stampa sudcoreana. Definendo la Corea uno dei più significativi e promettenti partner nella regione dell’Asia-Pacifico e auspicando la ripresa di negoziati e incontri più frequenti[2]. La visita è poi continuata con la presenza di Lavrov alla cerimonia di apertura dell’anno degli scambi reciproci tra la Federazione Russa e la Repubblica di Corea, programmata per coincidere con la data del trentesimo anniversario dell’istituzione dei rapporti diplomatici tra i due Paesi ma rinviata a causa del Covid-19. Per poi concludersi il 25 marzo dopo un incontro molto denso e proficuo con il suo omologo sudcoreano Chung Eui-yong. Dal commercio all’epidemia, dalla cooperazione economica alle questioni internazionali e finendo con la situazione della penisola coreana, tanti e ampi sono stati i temi trattati durante i negoziati.

Partendo dalla questione pandemica, nella visita si è rimarcato l’importante accordo raggiunto nel novembre 2020 tra il Fondo russo per gli investimenti diretti e la sudcoreana GL Rapha per la produzione di 150 milioni di dosi all’anno di Sputnik V. Questione che rientra nella strategia della diplomazia del vaccino russa. Quest’ultima mira non solo ad accrescere il soft power del Cremlino, tentando di promuovere l’utilizzo dello Sputnik in quanti più Stati possibili, ma anche a sviluppare legami diretti e più intensi con quegli attori che possono sopperire alle mancanze di manodopera e capacità produttive – che invece caratterizzano il sistema industriale russo. Ecco perché si punta, oltre che ad esempio sull’India, sulle industrie mediche e farmaceutiche della penisola coreana la cui efficienza è rinomata.

Anche sul piano economico sono stati fatti ottimi passi in avanti. Sono infatti iniziate le trattative per la creazione di un fondo di investimenti congiunto russo-sudcoreano dell’ammontare di 1 miliardo di dollari per lo sviluppo di progetti nell’Estremo Oriente e nella zona artica della Federazione Russa[3]. Iniziativa in linea con la volontà delle due nazioni di continuare la cooperazione basata sulla strategia dei “Nove Ponti” iniziata dal presidente Moon Jae-in. Tra i punti più importanti spiccano la volontà coreana di partecipare allo sviluppo della rotta settentrionale, che fa gola a molti nella regione (compreso il Giappone), e soprattutto il proposito relativo all’aumento del volume delle esportazioni di gas naturale liquefatto russo (GNL) tramite la costruzione di gasdotti che attraversino la Corea del Nord[4]. Progetti ambiziosi – in particolare il secondo – data l’instabilità della penisola.

I sudcoreani hanno lodato le numerose proposte e l’impegno attivo della Federazione nella denuclearizzazione della regione, invitandola a continuare a svolgere questo ruolo anche in futuro[5]. E riconoscendole un protagonismo, forse anche eccessivo, nell’interlocuzione apparentemente privilegiata con Kim Jong-un – che sicuramente non appartiene a Mosca bensì a Pechino. Dall’altra parte proprio Pyongyang, volendo segnalare la sua esistenza alla nuova amministrazione americana, si dilettava a lanciare due missili verso il Mar Giallo. Ricordandoci che la stabilizzazione della penisola coreana è ancora un progetto lontano dal realizzarsi.

La visita di Lavrov, però, trascende i motivi economici, le ricorrenze diplomatiche e la denuclearizzazione della penisola coreana e si inserisce nel triangolo strategico Washington-Mosca-Pechino. Il ministro degli Esteri lascia sulle sue tracce due messaggi sottintesi ma inequivocabili.

Il primo è rivolto agli Stati Uniti. Nelle sue dichiarazioni Lavrov li accusa indirettamente di voler indebolire le varie istituzioni dell’ASEAN, e si oppone all’utilizzo della formula “Indo-Pacifico” – rea di favorire un blocco granitico attivo nel contenimento di alcuni Stati e di creare disuguaglianza nella regione[6]. Dall’altra parte il ministro strizza l’occhio a Seoul, seguendo la classica strategia della politica estera russa che cerca di inserirsi in scenari in cui sono presenti delle lacerazioni tra protetto e protettore.

Ed è proprio il caso della Corea del Sud, dove i rapporti con Washington non sono più idilliaci ma ambigui. La visita a Seoul (17 marzo) del segretario di Stato americano Blinken e del segretario alla Difesa Lloyd Austin non è bastata a rasserenare gli animi dopo il difficile quadriennio Trump. Non è servita, soprattutto, a convincere la Repubblica di Corea ad aderire esplicitamente al contenimento cinese o a prendere parte al Quad[7]. Difficile allinearsi in maniera unilaterale per una nazione che deve la sua sopravvivenza a due diversi schieramenti. Dall’America dipende la sua difesa ed è dipesa la sua stessa nascita, mentre dall’altro lato la Cina è primo partner commerciale dal 2004 e unico interlocutore le cui parole pesano veramente sul comportamento della rivale Pyongyang. È in queste crepe che agisce a fuoco lento la diplomazia russa. Certamente con realismo, ma anche con astuzia. Cercando di ottenere con pochi mezzi il massimo risultato possibile.

Il secondo messaggio di Lavrov è rivolto a Pechino. Le tempistiche sono indicative: il 22 e 23 marzo tappa in Cina, il 24 e il 25 in Corea. Quasi a voler indicare chiaramente all’oramai sempre più vicino alleato che la Federazione vuole esistere geopoliticamente anche nell’Asia-Pacifico. La svolta russa verso Est sarà totale e dovrà avvenire su tutti i piani. Il Cremlino non si accontenterà di una influenza indiretta sotto l’ombra del Dragone ma vuole essere ancor di più protagonista sui temi caldi della regione. Dato che non restano molte alternative, se questa alleanza si formalizzerà dovrà essere tra pari. Tra nazioni che si guardano negli occhi senza alcuna pretesa di superiorità.

La visita è stata, dunque, funzionale ad entrambe le parti. Per la Corea del Sud – che vorrebbe attivare una cooperazione con i russi anche nella sfera della difesa[8] – l’incontro servirà a mettere pressione sia agli Stati Uniti che alla Cina, nel tentativo di prolungare l’arduo bilanciamento tra i due poli. Mosca, invece, sfrutta l’occasione per lanciare segnali – ad amici e nemici – e aumentare nel lungo termine la sua influenza nella regione. Una situazione win-win di cui i due Paesi sembrano non voler fare a meno. E mentre il ministro degli Esteri russo invita Chung Eui-yong a Mosca, i coreani invitano direttamente Vladimir Putin a Seoul[9]. Futuri incontri che lasciano la partita ancora aperta.

Federico Mazzeo


[1]Россия и Китай переходят от обороны к контратаке, РИА Новости, 25 marzo 2021, disponibile suhttps://ria.ru/20210323/diplomatiya-1602378042.html.

[2] Интервью Министра иностранных дел Российской Федерации С.В.Лаврова СМИ Республики Корея, Министерство иностранных дел Российской Федерации, 23 marzo 2021, disponibile su https://www.mid.ru/foreign_policy/news/-/asset_publisher/cKNonkJE02Bw/content/id/4648117.

[3] Россия и Южная Корея хотят создать совместный инвестиционный фонд, РИА Новости, 25 marzo 2021, disponibile su https://ria.ru/20210325/investitsii-1602744899.html.

[4] Economic Relations between Russia and South Korea in the New Northern Policy, Korea economic institute of America, 10 dicembre 2019, disponibile su https://keia.org/wp-content/uploads/2020/05/kei_aps_zakharova_191206.pdf.

[5] Сеул оценили роль России в урегулировании на Корейском полуострове, РИА Новости, 25 marzo 2021, disponibile su https://ria.ru/20210325/koreya-1602744177.html.

[6] Интервью Министра иностранных дел Российской Федерации С.В.Лаврова СМИ Республики Корея, Министерство иностранных дел Российской Федерации, 23 marzo 2021, disponibile su https://www.mid.ru/foreign_policy/news/-/asset_publisher/cKNonkJE02Bw/content/id/4648117.

[7] Сеул проявил твердость перед дипломатическим напором США, Российская газета, 19 marzo 2021, disponibile su https://rg.ru/2021/03/19/seul-proiavil-tverdost-pered-diplomaticheskim-naporom-ssha.html.

[8] Russian, South Korean defense officials agree to expand cooperation, TASS, 29 marzo 2021, disponibile su  https://tass.com/defense/1271351.

[9] Выступление Министра иностранных дел Российской Федерации С.В.Лаврова в ходе пресс-конференции по итогам переговоров с Министром иностранных дел Республики Корея Чон Ый Ёном, Министерство иностранных дел Российской Федерации, 25 marzo 2021, disponibile su https://www.mid.ru/foreign_policy/news/-/asset_publisher/cKNonkJE02Bw/content/id/4649424.

Tags: CinaCorea del SudStati Uniti
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