Quell’Asia centrale post-sovietica immobile e isolata è da tempo un ricordo. Se dapprima si sono mossi i fili degli interessi economici e commerciali, adesso anche la proverbiale stabilità politica e sociale dei vari regimi sembra esposta a inesorabili cambiamenti.
Quanto accaduto in Kazakistan è la cartina tornasole del difficile equilibrio tra autoritarismo stantio, ricchezze energetiche e centralità strategica di un’area che, circondata da vicini potenti e interessati, vive da decenni delle sue inefficienze, delle sue diseguaglianze e del suo immobilismo.
Un mix di fattori che i vari regimi faticano sempre più a contenere. In questo caso, anche il rinnovamento di facciata di Nursultan non è stato sufficiente a mascherare la permanenza del solito status quo, sempre più messo in discussione.
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