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Home Politica interna e società russa

I russi non credono alle accuse verso il proprio Paese

di Pietro Figuera
18 Aprile 2018
in Politica interna e società russa, Russia 2018
Tempo di lettura: 3 mins read
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Nemmeno quelli anglofoni o più informati, a giudicare dai numeri emersi da una rilevazione del Levada Center. Ciò – oltre agli evidenti problemi di parzialità dei media russi – evidenzia la miopia dell’approccio occidentale.

Sono molto interessanti – anche se confermano in gran parte ciò che gli esperti di Russia conoscono già – i risultati di un recente sondaggio del Levada Center. Il noto centro di ricerca russo, che ha da poco ripreso le sue attività dopo lo stop per le elezioni presidenziali, ha chiesto ai cittadini russi un parere sul caso Skripal’.

Un quinto dei rispondenti (che sono stati selezionati trasversalmente, nelle città e nelle campagne di tutte le regioni della Federazione) non ne ha mai sentito parlare, e un altro 35% sostiene di non saperne molto.

Nel complesso, dunque, circa la metà della popolazione russa non sarebbe informata sul caso, sebbene la copertura mediatica russa non sia mancata.

Questi dati, tuttavia, non devono portare a conclusioni errate. Ad un primo giudizio potrebbe infatti sembrare che il forte sostegno a Putin sia determinato da una scarsa conoscenza dei suoi (reali o presunti) misfatti, ma non è esattamente così.

Tra quelli che reputano di aver sentito parlare molto del caso (37%) e quelli che addirittura ne stanno seguendo costantemente gli sviluppi (9%), solo una fetta inferiore al 10% ritiene le accuse a Mosca certamente o probabilmente valide, mentre il 72% sostiene l’opposto e il 18% ammette la propria indecisione.

Vi sono buone ragioni per ritenere che, con una maggiore informazione da parte della popolazione,tali numeri sarebbero confermati, o addirittura ancora più sproporzionati.

Se da una parte è infatti vero che la copertura mediatica russa sul caso Skripal’ non sembrerebbe essersi distinta per coerenza, oltre che ovviamente per imparzialità, e ciò sicuramente rappresenta una grossa parte del problema dell’informazione e delle sue conseguenze sull’atteggiamento della popolazione (anche se in Occidente vi è un rischio di carattere speculare), dall’altra parte non si può ridurre la questione ad una mera faccenda di qualità delle fonti.

Si può facilmente dedurre che la metà più informata della popolazione della Federazione russa sia tendenzialmente quella residente nelle grandi città e soprattutto già maggiormente propensa a criticare il regime di Putin, in quanto appartenente alle fasce sociali più benestanti (e dunque probabilmente più attente alle libertà civili) e soprattutto più orientate verso l’Occidente, di cui solitamente conoscono almeno una lingua.

In quel 45% di persone che hanno sentito parlare molto del caso Skripal’ rientrano con ogni probabilità, dunque, quelle che hanno gli strumenti linguistici, culturali e tecnologici (internet) per comprendere e far propria l’altra versione dei fatti, quella avanzata dalla Gran Bretagna, riproposta (con pochi distinguo) in tutti i media occidentali e portata avanti anche tramite un’offensiva diplomatica di proporzioni inedite.

Evidentemente nemmeno sui soggetti più scevri dal pregiudizio antioccidentale la versione dell’avvelenamento commissionato dal Cremlino sembrerebbe aver fatto particolarmente breccia. Possiamo solo immaginare quali sarebbero stati i risultati del sondaggio, con una maggiore informazione (generale) da parte dei cittadini russi, compresi quindi quelli non anglofoni.

Infine, uno sguardo alle relazioni russo-britanniche: nella stessa intervista, il Levada Center ha chiesto ai suoi connazionali la loro “generale opinione” nei confronti della Gran Bretagna. Per il 51% dei rispondenti (che includono stavolta anche quelli non informati sul caso Skripal’), tale opinione è negativa. Ma non era affatto così negli anni Novanta e nei primi Duemila, come si può ben riscontrare dal seguente grafico.

Niente come questi numeri può essere altrettanto efficace nel dimostrare il boomerang comunicativo dell’Occidente, che crede di aiutare l’opposizione al regime di Putin attraverso una campagna mediatica e diplomatica che nei fatti colpisce la Russia tutta, sempre più chiusa e diffidente verso l’esterno. Il circolo vizioso è ormai alle porte.


Tags: LevadaSkripal
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Pietro Figuera

Pietro Figuera

Fondatore di Osservatorio Russia. Laureato in Relazioni Internazionali presso l’Alma Mater di Bologna e in seguito borsista di ricerca con l’Istituto di Studi Politici S.Pio V, si è specializzato in storia e politica estera russa, con particolare riferimento all’area mediorientale. Autore de “La Russia nel Mediterraneo: Ambizioni, Limiti, Opportunità”, collabora con diverse realtà, tra cui la rivista Limes, il Groupe d’études géopolitiques e il programma di Rai Storia Passato e Presente. Leggi i suoi articoli anche su: Limes, Le Grand Continent, TPI, Pandora, VDJ

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