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Home Politica estera russa

Power of Siberia – la proiezione verso oriente di Mosca

di Andrea Rosso
7 Aprile 2019
in Politica estera russa, Russia
Tempo di lettura: 5 mins read

​ L’accordo finalizzato nel 2014 tra Gazprom e CNPC segna un nuovo capitolo delle politiche energetiche russe. Le tensioni con l’occidente hanno fatto rivolgere lo sguardo verso est, dove si sta consolidando un mercato affamato delle risorse di idrocarburi russe.

Il Power of Siberia è un gasdotto che collega i giacimenti di gas situati nella regione di Irkutsk e nella Yakuzia, in Russia, al confine russo cinese, percorrendo oltre 3000 km nel mezzo della taiga siberiana[1].

La realizzazione del progetto da parte di Gazprom ha comportato non poche difficoltà a livello tecnico progettuale, dovute alle difficili condizioni climatiche e del terreno. Nonostante ciò, la compagnia russa è riuscita a terminare i lavori secondo la tabella di marcia e le forniture di gas inizieranno secondo quanto stabilito, ovvero a dicembre 2019.

Il progetto, dunque, si presenta come una considerevole opera di ingegneria il cui valore, però, risulta essere ancora più rilevante se analizzato sul piano politico. Per poterlo valutare bisogna considerare la storia della nascita del progetto alla luce degli interessi politici e commerciali.

2014 – Tensioni con l’occidente e proiezione ad oriente

Maggio 2014. Gazprom and China National Petroleum Corporation, le due compagnie energetiche statali rispettivamente di Russia e Cina, firmano un accordo per una fornitura di gas da Mosca a Pechino. Il documento prevede la realizzazione di un’infrastruttura ad hoc per il trasporto di circa 38 miliardi di m3 di gas per un periodo di trent’anni[2].

L’accordo arriva in un momento di massima tensione tra Mosca e l’occidente. Nel febbraio 2014, in seguito alle tensioni di piazza maydan e al cambio ai vertici del sistema politico ucraino, la Russia occupa con la forza la penisola di Crimea per proteggere i suoi interessi sul Mar Nero e lungo i confini meridionali. Da quel momento scattano una serie di reazioni e contromisure a livello diplomatico ed economico che paralizzano i normali rapporti tra Mosca e l’Unione Europea e gli Stati Uniti.

Ampliando l’analisi ai mercati energetici dal 2014 a oggi la Russia ha dovuto far fronte al modificarsi di alcuni dei pilastri della sua strategia verso l’Europa. Nel dicembre 2019 scadrà il contratto decennale, siglato all’epoca dall’allora primo ministro Julija Tymošenko, oggi arrivata terza e grande esclusa dalla gara alla Presidenza ucraina. In uno scenario politico incerto, sono in corso le contrattazioni tra i vertici di Gazprom e Naftogaz, al tavolo con le istituzioni comunitarie, per un rinnovo dei contratti di fornitura fondamentali non solo per l’Ucraina ma per molti altri Stati, italia compresa[3]. Contestualmente al dossier ucraino, di recente la Danimarca ha stoppato la prosecuzione del dossier per il raddoppio del gasdotto Nord Stream due, formalmente per motivazioni ambientali, aumentando la pressione su Gazprom che prevedeva l’inizio dei lavori già dall’anno in corso[4].

E’ su queste basi dunque che il fronte occidentale è diventato per Gazprom sempre più complesso e incerto. I ripetuti stop e le sopraggiunte difficoltà politiche e tecniche alla finalizzazione di contratti di fornitura stabili negli anni hanno fatto si che l’accordo con la Cina si presenti come la soluzione più pratica per garantire una valvola di sfogo alle esportazioni russe, fondamentali per alimentare il bilancio di Mosca.

L’infrastruttura che presto collegherà i giacimenti russi alla rete di distribuzione cinese è uno dei tasselli, tra i più importanti, dello spostamento del baricentro strategico russo verso oriente.

“Al di là dell’accordo trentennale, il gasdotto Power of Siberia è ulteriormente valorizzato dalla domanda crescente di gas proveniente dai mercati dell’Asia orientale”.

​Le opportunità offerte dai mercati asiatici

Al di là dell’accordo trentennale, il gasdotto Power of Siberia è ulteriormente valorizzato dalla domanda crescente di gas proveniente dai mercati dell’Asia orientale. Preso atto dell’avanzamento dei lavori, a febbraio Oleg Aksyutin, membro del CDA di Gazprom, ha dichiarato[5] che sono in corso trattative con le autorità cinesi per un possibile raddoppio del Power of Siberia assieme alla realizzazione di altri progetti infrastrutturali energetici. Gazprom punta a diventare il primo fornitore del mercato cinese entro il 2035.

Infine, gli obiettivi della compagnia russa guardano oltre la Cina. Nel contesto delle opere in via di realizzazione vi sono anche i collegamenti dei giacimenti dell’entroterra siberiano con i rigassificatori di Vladivostok. Questa si presenta come un’opzione dall’alto valore commerciale per Mosca. Difatti, se il gas fornito tramite il gasdotto è sottoposto ad un accordo irreggimentato e regolato di lungo periodo, la soluzione di esportare il gas via mare attraverso navi gasiere permette di entrare direttamente nei mercati dove si può realizzare maggior profitto. Un’alternativa di valore, economico e politico, per Gazprom e per la Russia con un terminale attivo sul pacifico a breve distanza dai Paesi asiatici che stanno sempre più influenzando il mercato mondiale del gas.

Infine, vanno fatte due considerazioni. La prima è che il Power of Siberia si situa in una convergenza di interessi, politici ed economici, tra Russia e Cina con la prima in cerca di sbocchi alternativi per alimentare il suo export, la seconda bisognosa di risorse per alimentare la sua economia. La seconda considerazione riguarda invece gli obiettivi strategici e di mercato dei due soggetti. L’accordo con la Cina lega infatti la Russia ad un solo mercato primario che, per quanto grande, dispone di altre opzioni di import godendo così di un elevato potere contrattuale verso Mosca. Con l’imminente inizio delle forniture attraverso il Power of Siberia, starà ai vertici russi valutare se quello siglato a maggio 2014 è stato un buon o cattivo accordo[6].

[1] https://www.gazprom.com/projects/power-of-siberia/

[2] https://www.gazprom.com/press/news/2014/november/article205898/

[3] https://energiaoltre.it/gazprom-10/

[4] https://www.nord-stream2.com/permitting-denmark/danish-permitting-process/

[5] https://www.intellinews.com/gazprom-s-power-of-siberia-gas-pipeline-to-china-is-finished-157956/

[6] https://www.oxfordenergy.org/wpcms/wp-content/uploads/2016/08/Energy-Relations-between-Russia-and-China-Playing-Chess-with-the-Dragon-WPM-67.pdf

Tags: GazpromMoscaOrientePower of SiberiaRussia
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Andrea Rosso

Andrea Rosso

Coordinatore desk Energia e Ambiente. Laureato in Scienze Internazionali e Diplomatiche presso il SID di Forlì. Ha studiato e lavorato all’estero approfondendo la conoscenza dell’area post sovietica con soggiorni di studio in Russia, esperienze lavorative presso il MAECI e l’OSCE e presso una ONG internazionale in Tagikistan. Già analista energetico, segue con passione gli sviluppi principali inerenti l’energia e l’ambiente nell’area post sovietica e non solo.

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