Nella Georgia scossa dalle proteste, la narrazione di un popolo unito contro il governo ignora le profonde divisioni che lo attraversano, emerse in molte famiglie durante il periodo delle feste. Abbiamo indagato questo aspetto attraverso alcune testimonianze raccolte nel contesto del progetto di ricerca “The ‘National Project’ under Pressure: Exploring the Social Impact of Georgia’s political Protests” della Tbilisi State University.
Mentre i media tradizionali occidentali propongono una narrativa del popolo georgiano unito contro un governo considerato illegittimo, la realtà è ben più complessa e non si può ridurre alle immagini, pur commoventi, delle proteste, che sembrano suggerire una comunione di intenti a livello nazionale.
Già da tempo infatti, in relazione alla situazione sociale e politica del Paese caucasico, gli osservatori parlano di “due Georgie”1, indicando da un lato la parte di popolazione europeista e liberale e dall’altra quella più tradizionalista, per qualcuno addirittura “russofila”. Nemmeno il crescente autoritarismo del governo è riuscito a stimolare un maggiore senso di unità nazionale: al contrario, queste divisioni si fanno sempre più evidenti, e talvolta sono penetrate fin dentro le mura di casa, facendo delle festività di quest’anno una pagina grigia di memoria familiare.
Buon Natale e felice anno nuovo, ma non per tutti
Il 9 Dicembre, il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze, affermava2 di voler “rassicurare tutti che nessuno metterà in pericolo la stabilità dello Stato e che tutti celebreranno il Capodanno nel rispetto della nostra cultura e delle nostre tradizioni.”. La notte di Capodanno è ancora oggi una festa di riunione familiare in vari Paesi dell’ex-URSS , eredità dell’ateismo di Stato sovietico che scoraggiava la celebrazione delle festività religiose. Quest’anno però le promesse di Kobakhidze sono state disattese, e molti hanno trascorso la notte in maniera diversa dal solito, in strada. Più precisamente, lungo viale Rustaveli, di fronte al Parlamento, da sempre epicentro del dissenso popolare. Con una tavolata di decine di metri sulla sua lunghezza, migliaia di manifestanti hanno condiviso cibo e bevande e aspettato la mezzanotte insieme, unendo festeggiamenti e manifestazioni.
Uno scenario che sembra parlarci di unione e solidarietà, ma che, come ha notato giustamente qualcuno, è difficile definire ‘a misura di famiglia’3. Ne è un esempio l’albero di Natale posizionato di fronte al Parlamento, preso di mira dai manifestanti che, al posto delle tradizionali decorazioni, hanno appeso alla struttura le foto degli arrestati e feriti durante le proteste. Oppure il trenino natalizio, posizionato anch’esso nello spazio antistante il Parlamento, diventato presto oggetto di satira dopo che l’allora presidente Zourabichvili4 si è chiesta chi lo avrebbe usato per lasciare il palazzo del potere, alludendo allo scontro con il nuovo presidente eletto Kavelashvili. Ecco che gli organizzatori, riposizionandolo in piazza Orbeliani di fronte alla residenza presidenziale, hanno dato la loro risposta.
Se da una parte è innegabile il senso di coesione fra i manifestanti, dall’altra la partecipazione alle proteste ha interrotto una tradizione familiare tanto importante come quella di Capodanno, entrando definitivamente in tutte le case dei georgiani, specialmente a Tbilisi. Per questo abbiamo raccolto5 alcune testimonianze che ci raccontano di questa rottura, tale da aver reso “difficile riunire la propria famiglia e amici intorno allo stesso tavolo” e che ha portato “i nonni a non parlare più con i nipoti”, come ricorda di aver sentito uno degli intervistati in una dichiarazione del PM Kobakhidze. Ricordandoci come, oltre alla prospettiva politica dei protestanti, “l’altra Georgia” resiste. Più silenziosa e al margine, continua a credere nel progetto populista e conservatore di Sogno Georgiano, vuoi per fiducia dopo vari anni di governo, vuoi per vulnerabilità alla propaganda governativa secondo cui l’opposizione sarebbe il “partito della guerra” e la loro politica un“fascismo liberale”6 che minaccia la natura tradizionalista, collettivista e ortodossa della nazione.
Unioni e rotture
“A causa dell’attuale situazione politica la mia famiglia ha smesso di parlare con alcuni parenti, ed io stesso ho perso alcuni amici […] l’opinione politica è diventata parte della personalità delle persone, ed essere di una certa opinione, ti rende inaccettabile per la controparte” spiega uno dei nostri intervistati, dando misura del livello di polarizzazione che si sta diffondendo nella società georgiana.
Fra i partecipanti al sondaggio, la maggior parte ha riconosciuto come l’attuale situazione politica sia definibile come “fortemente polarizzata”, e solo in pochi hanno selezionato l’opzione ‘moderatamente polarizzata’, nessuno neutra. Stando a quanto riferito dagli intervistati, i tratti di questa polarizzazione diventano sempre più preoccupanti man mano che questa entra nelle vite quotidiane delle persone, riducendo le prospettive di dialogo fra le parti.

La maggior parte dei nostri interlocutori sono studenti universitari. Molti di loro, da novembre, aderiscono allo sciopero studentesco e frequentano gli edifici universitari principalmente in iniziative di occupazione o in altre forme di protesta. La partecipazione si è intensificata a seguito della decisione del rettore di richiedere l’intervento della polizia contro una delle occupazioni, che causò l’indignazione generale e fece nascere lo slogan “non c’è spazio per la polizia in Università”7. Ciononostante, le lezioni proseguono, e molti studenti decidono di continuare a seguirle, diventando però oggetto di meme sui social media e ostracismo da parte dei compagni. A volte sono loro stessi a isolarsi per evitare di essere additati pubblicamente, come riporta una delle nostre intervistate: “Sui social, molte persone hanno iniziato a pubblicare post e video criticando chi non aderiva al boicottaggio universitario. Questo ha inevitabilmente avuto un impatto sulle mie amicizie di prima, perché non volevo dovermi giustificare e mi sentivo giudicata. Alla fine, ho preferito prendere le distanze e ora mi sembra che siamo un po’ più distanti.”
I social media sono stati, come è naturale, strumento primario di espressione delle opinioni e luogo di “pesanti discussioni politiche”. Non solo: come riportato in uno dei questionari, sarebbe diventato popolare condividere, oltre post e contenuti che rendessero chiaro il proprio posizionamento, anche di storie Instagram che suggerivano “a chiunque non condividesse questa stessa prospettiva di smettere di seguirmi perché non ha niente a che fare nella mia lista di amicizie”, segnando chiaramente il potenziale di radicalizzazione e di eliminazione del dialogo.
Questo stesso rischio si è ripresentato in molte tavole familiari, dal momento che, tra i nostri intervistati, nessuno ha indicato come le discussioni politiche a cena siano state “uguali” o “inferiori” rispetto agli anni precedenti, ma solo “superiori” o “nulle”. È proprio quel “nulle” a destare preoccupazione, poiché porta con sé il rischio di progressiva incomunicabilità fra le parti, sempre più chiuse e rafforzate dall’interno in una sorta di camera d’eco. “Quando so di non condividere la stessa opinione politica di qualcuno vicino a me, il dibattito viene evitato a tutti i costi. Invece, con coloro che so avere la mia stessa opinione è impossibile non condividere i nostri pensieri ed emozioni”, conferma un intervistato.
Non solo in università, sui social o in famiglia, anche per strada lo scontro è evidente. Generalmente si tratta di scontri verbali, e solo raramente si arriva al livello fisico, di cui recentemente sono state vittime più celebri Giorgi Gakharia8, leader dell’opposizione, attaccato all’uscita di un hotel e un altro cittadino georgiano, attaccato ad Abu Dhabi9 da due parlamentari di Sogno Georgiano per averli contestati.
“Solo attraverso l’unità potremmo risorgere”
Cambiano le abitudini, cambiano le amicizie, cambia il modo di fare socialità. Per alcuni andare alle proteste è un “secondo lavoro” e “al di fuori di queste non c’è più spazio e tempo per socializzare come prima”, e anche se ci fosse “non ce ne sarebbe la voglia, perché è impossibile fare finta di nulla” né le possibilità, considerando come “i club notturni hanno chiuso in solidarietà della lotta contro il governo”. Ma c’è anche chi rimane sempre più isolato e silenzioso, per la paura di avere “ripercussioni a lavoro, in università o in casa”. E se il confronto rimane alto, pur raramente violento, il seme della radicalizzazione è stato seminato e andrebbe affrontato con maggiore serietà, da parte delle istituzioni governative e non. Perché, come ricorda un nostro intervistato, citando un tema ricorrente nella rappresentazione culturale della Georgia: ” La vera minaccia per la Georgia non è mai stata l’invasore esterno, ma la nostra divisione interna. Solo attraverso l’unità potremo risorgere.”
Luca Ciabocco
- For Independence Day, the two Georgias measure each other https://www.bruxelles2.eu/en/2024/05/report-for-independence-day-the-two-georgies-size-each-other-up/ ↩︎
- Rustavi2 https://rustavi2.ge/en/news/300662 ↩︎
- Georgia: A crisis before Christmas, Eurasianet https://eurasianet.org/georgia-a-crisis-before-christmas ↩︎
- Interpressnews https://www.interpressnews.ge/en/article/135934-salome-zurabishvili-they-put-the-train-in-front-of-the-orbeliani-palace-lets-see-who-will-go/Inter ↩︎
- 1Come indicato nella prefazione, i dati sono stati raccolti nel contesto di una ricerca presso la Tbilisi State University. Lo studio ha raccolto un totale di 16 testimonianze, tramite interviste in profondità e questionari. ↩︎
- Georgia’s Chaotic Memory, Civil Georgia https://civil.ge/archives/644922 ↩︎
- TSU Allegedly Allowed Police to Use its Grounds for Crackdown, Sparking Outrage, Civil Georgia https://civil.ge/archives/636683 ↩︎
- Georgian opposition leader beaten up, blames governing party members, BBC https://www.bbc.com/news/articles/cpql9v1r57vo ↩︎
- Georgian Dream MPs attack Georgian citizen in Abu Dhabi restaurant, Intellinews https://www.intellinews.com/georgian-dream-mps-attack-georgian-citizen-in-abu-dhabi-restaurant-361351/ ↩︎